TURISTI (IMBECILLI) PER… BASKET.

 

“NEL MEZZO DEL CAMMIN DI NOSTRA VITA MI RITROVAI IN UNA SELVA OSCURA CHE LA DIRITTA VIA ERA SMARRITA…”

 

E rieccoci qui.  Qualche tempo fa qualcuno disse le precedenti parole ben sapendo che un giorno uno storico imbecille (EEEzio) le avrebbe completate con un

 

“ED UN GIUNCHETTO INCONTRAI AD UNA PARTITA”.

 

Già il Giunko che in veste di imbemaster mi sentì pronunciare la seguente frase:

 

-          “Quando sarò rincoglionito completamente ritornero a scriverò su internet”

-          “Allora comincia subito” fu l’ovvia risposta.

 

Essendomi così fregato con le mie mani non mi restava che darmi da fare anche perchè ultimamente sono pervenute diverse voci in redazione di poveri orfanelli lasciati soli nella via del tresh che, mistero più inspiegabile della sacra sindone, annoverava diversi consensi. La linea editoriale ricalcherà quei vecchi episodi ma ultimamente, grazie ad un corso intensivo di giornalismo,  vedrete  un netto miglioramento nel mio stile di scrittura, ora sono molto vicino allo scrivere come un cane…

 

Ma bando alle ciance e per cominciare cosa di meglio che partire raccontando la grande avventura di un pugno di eroici appassionati in quel dell’incantevole Budapest per assistere a come si dava da fare la nostra nazionale under 18 guidata nientepopodimeno che dal coach sestese Fritz (Maurizio Frigerio per gli amici). In precedenza l’evoluzione dell’under 20 lasciava presagire buone cose, un’ottima prima fase con tanto di paga storica alle ragazze russe, una qualificazione persa malamente con la Grecia alle semifinali ed un buon piazzamento finale. Un campanello d’allarme invece suonava con l’under 16 dove coach Ravalico otteneva un misero 15mo posto con tanto di retrocessione nel gruppo B europeo.

 

Visto il risultato delle colleghe più piccole il viatico non era certo esaltante ma c’era una buona fiducia nel gruppo under 18 visto il girone (Ungheria padrone di casa, Slovacchia e Turchia) che non sembrava irresistibile. Certo l’assenza di Sottana (crociato in pezzi alle finali nazionali junior nel commovente tentativo paterno di raggiungere quota 100 contro Udine se ricordo bene) un po preoccupava essendo con Bagnara il vero talento che l’Italia possa in questo momento schierare in una competizione internazionale giovanile.

 

Ma facciamo un passettino indietro. Finito di lavorare il 27 luglio ecco il Vostro umile cronista partire con il suo bel bus Intercars alla volta della capitale magiara per poi svicolare sull’amato lago Balaton. Naturalmente dopo aver provato treni a destra e a manca era ora la volta di un trasporto su ruote gommate. Come saprete il qui presente aborre gli aerei (se Dio avesse voluto che volassi mi avrebbe fatto le ali) e nel worm-up di gennaio al seguito dei Vipers in quel di Shekesfehervar il pulmann era sembrato cosa buona ed economica (a parte le 3 ore e mezza trascorse sotto la neve in Wien Sudbanhof in attesa della coincidenza dalle 7.30 alle 11.00 di mattina). Insomma 104 euro andata e ritorno contro 110 euro pagati per il treno per il solo ritorno. Un affarone.

 

Bello pimpante e gratificato dal fatto che delle persone prima di partire riconoscendomi mi abbiano chiesto anche due foto ed un autografo (l’ ufficio passaporti..), con zaino in spalla eccoci dunque pronto il mercoledì sera alle 22.00 davanti alla stazione di Sesto per la partenza. Incassati I “pungenti” saluti delle zanzare sestesi in attesa dell’imbarco riesco perfino ad accapparrarmi uno dei rari posti duble, cioè due sedili affiancati liberi. Di contro il pulmann è sufficentemente colmo di ungheresi, polacchi ed affini. Polacchi (o meglio polacche) ed ungheresi che nei momenti di pausa del pulmann mostrano invero I primi segni di quell’avvenenza che, come al solito, mi attende nelle terre di levante. Un paio di soste e già si attacca bottone con due magiare reduci da Lourdes, non nel senso di miracolate ma nel senso che avevano passato due mesi a lavorare e a imparare il francese nei pressi del santuario. Scaricati alle 8.30 di mattina nella solita Vienna Sud Banhof eccoci alle prese con la solita coincidenza da aspettare.

 

Se non altro la gentile compagnia abbrevia I tempi, il mio inglese non è certo fluente, il loro se è possibile era peggio e quindi inizio a sciorinare il mio fluente ungherese fatto di circa 10 vocaboli imparati in 10 anni (uno all’anno). Esaurite le parti anatomiche femminili comincio ad avere dei problemi e l’arrivo della coincidenza mi salva dall’accusa di essere un maniaco quasi equiparabile al Polipino nazionale. Comunque in 3 ore il bus Eurolines mi scarica al bus terminal di Budapest. Un po rotto e assonnato ma felice per aver toccato il sacro suolo magiaro. A questo punto non restava che proseguire per l’amata Siofok. Inforcata la linea blu del metro a Neplegy ed abilmente sfruttato un biglietto rimasto intonso da gennaio e senza sbagliare metro nel delicato cambio di Deak Ferenc Ter (anche perchè la linea rossa per Keleti Pu era rotta e sostituita da bus, e basta…) eccomi giungere alla stazione di Daly Pu (Pu sta per Palayudovar alias stazione) con I miei bei 700 (2.8 euro) fiorini in tasca avanzati a gennaio.

 

Come avrete capito Dely è la stazione da cui partono I treni per il sud dell’Ungheria e quindi verso il lago. Il primo treno in partenza era di li a 15 minuti ed essendo intercity non costava certo 700 fiorini, nella mia ingenuità speravo di fare il biglietto sul treno con un po di euro ma un controllore pensava bene di frustare I miei propositi e cacciarmi malamente. Augurandomi che la prossima volta  che il tipo attraverserà la strada 4 ciechi siano al volante di 4 automobili puntate nella sua direzione, giù dal treno e corsa al bancomat, prelievo e coda allo sportello, fatto tutto un po in affanno (in pratica sudato come una bestia) con 1 minuto sulla partenza eccomi accomodato sul mio bel trenino. Lo stupore del bigliettaio nel rivedermi e il mio godimento nel mostragli il biglietto fatto non ha avuto prezzo, un po come la Master-card.

 

Il trenino puntuale alle 17.00 mi scarica nella famigliare stazione di Siofok. Un occhiata in giro per vedere se tutto fosse a posto, mercato ok, gnocche magiaro-tedesche vaganti ok e quindi via per l’alloggio. Conoscendo l’amico Stefano si va alla ricerca della solita pensione davanti alla fermata dei Bus (ma guarda un po che novità) che partono per tutti I più sperduti paesi della Puszta (la pianura magiara). In pratica l’alloggio è in fianco ai bus e di fronte alla stazione, così per gradire (e fare poca strada). Il buon Stefano (saputo dopo) però è stato oberato dalle banche ed ora fa il tapparellista, oltre che  il maneggione, l’affittacamere ed il procuratore (di benefattrici ovviamente).

 

Trovato sbarrato mi tocca vagare per I dintorni della stazione, un paio di tentativi in posti quasi pettine e tutto esaurito finchè un tipo che ospitava colonie di giovani virgulti crucchi, mi indica un edificio gestito da una sciura che a tempo perso fa il “Capa show” alias lo spettacolo con gli squali. Oltre agli squali si contano nella casa tre cani, due gatti ed insetti vari tra la vegetazioni. Un po titubante entro ed arriva la sciura Ilona, tipica magiara over 50 con scarsi rimasugli di antiche grazie ma neanche tanto obesa rispetto alle sue coetanee. Spiegatole (non so come) che mi aveva mandato il tipo del collegio la tipa mi indica una cameretta per 6000 fiorini (24 euro). Apre la porta e… spettacolo. Camera da 2 metri per tre però con 3 letti, due per la lunga e uno per traverso. Letti che coprono completamente il pavimento, oddio pavimento è una parola grossa perchè si tratta di calce viva mascherata da tappeti che probabilmente devono essere volati li con Aladino. La doccia è pure lei naif ma almeno l’acqua c’è (ho provato per crederci). Ah la parte misera rimasta di pavimento è ricoperta da un armadio che definire fatiscente è un insulto al colosseo.

 

Siccome l’Ilona mi sembrava simpatica ed oltretutto non aveva alcuna voglia di sbattermi ulteriormenti mi approprio del mio regale appartamento saltellando sui letti per appoggiare zaini ed affini. In un attimo è costume da bagno e schizzata in spiaggia per rinfrescarsi le idee. La mamma di Ilona mi saluta in ugherese aggiungendo improbabili frasi in italiano probabilmente retaggio del passaggio dei fanti diretti in Russia, in pratica capisco solo Balaton e il gesto del nuoto. Evitato di calpestare cani gatti & C schizzo verso l’acqua per togliermi di dosso un po di opprimente calura estiva pago dell’affare fatto.

 

Il lago al solito si presenta col suo inquietante colore tendente al marrone ma basta un’occhiata sulle rive per dimenticare tutto. La fauna femminile, come già intuito all’arrivo, è presente al completo. Il veloce bagnetto prelude la doccia e l’immediata uscita per iniziare a girare gli ormai noti locali notturni del lungolago. Con somma delusione non mi ritrovo più nel Club 94 l’avvenente Silvia conosciuta l’anno precedente (ex benefattrice del casinò di Lugano e a quanto pare accasatasi con la bimba in quel di Roma con il solito cucù italiano) ed al suo posto una schiera di altre benefattrici professioniste alquanto tristi. Carina certo le tipe, ma all’interno del genere equino. Offerto da bere ad una qualsiasi tanto per non fare la figura del pezzente mi guadagno in fretta il mio bel lettino tra calce viva e tappeti constatando tra l’altro il miracolo: in mia assenza l’Ilona aveva sgomberato due letti e la camera sembrava quasi decente, probabilmente col suo ungherese me l’aveva anche detto che avrebbe sistemato tutto ma non avevo proprio capito nulla…

 

Per farla breve mi godo una decina di giorni passati tra spiaggia, kebab, pizze, gnocche ed affini con una giornata tipo che presentava le seguenti caratteristiche:

 

-          ore 11.00 circa: sveglia (però con calma a dir poco olimpica)

-          ore 11.15-30:  doccia per aprire gli occhi del tutto

-          ore 11.45:  uscita dal regale appartamento con saluto in italo (olasz) – ungherese (majarorsag) all’Ilona e alla mamma che continuava a dirmi Balaton muovendo le braccia a mo di nuoto.

-          ore 12.00 circa: gazzetta dello sport (350 fiorini circa 1.4 euro), tassativamente del giorno precedente, cosicchè ero sempre informatissimo su tutto…. Ma alle 24 ore precedenti. Roba da Amazzonia.

-          Ore 12.10: colazione a base di macedonia di frutta e 4 brioscine buffe da circa 100 lire l’una, brutte ma buone

-          Ore 12.30: saluto alla commessa più carina del posto, due chiacchiere in inglese e via a fare almeno una partita in sala giochi ai quiz sul calcio, peccato che l’infernale macchinetta parlava solo magiaro, tedesco ed inglese, motivo per cui mi toccava giocare in inglese e non era facile, comunque sia avevo ormai ingaggiato un duello a distanza con dei crucchi (favoriti dalla lingua) sul filo del record.

-          Ore 13.00: si mette piede in spiaggia, ricerca del posto meglio gnocca-popolato e stesura del telo.

-          Ore 13.05: pocciata dei piedi

-          Ore 13.15: inizio del rosolamento al sole e lettura della Gazza. Praticamente leggevo dal titolo di prima pagina, all’ippica ai programmi tv che, ora che ci penso che cavolo leggevo a fare visto che erano del giorno prima… che imbecille.

-          Ore 15.00 circa: fine della lettura e raggiunto un buon livello di cottura finalmente il bagnetto

-          ore 15.30: merendina con granita o anguria al gelo

-          ore 16.00 passeggiatina per la spiaggia a caccia di gnocche (pine in linguaggio locale) e stop obbligato ad uno dei tanti bar della spiaggia con le cubiste all’opera, poi il Coca cola beach e lo stop col naso in su per vedere I pirla del jumping da giù a su o viceversa.

-          Ore 17.00 circa: seconda fase poltronata con parole crociate in attesa del crepuscolo

-          Ore 18.00: abbandono della spiaggia con pausa kebab o pizzetta, saluto alla commessa più bella del mondo e lento avvicinarsi a casa per la doccia

-          Ore 19.00 circa: saluto serale di Ilona e mamma che naturalmente chiedeva regolarmente ogni sera se avevo nuotato nel Balaton. Siiii cazzooo ho fatto sto bagno in sto cavolo di lago… e che minchia.

-          Ore 19.10: doccia

-          Ore 19.30: relax a far nulla, leggere o fare parole crociate

-          Ore 20.30-21.00: uscita per cibo serale, assai variegato. O pizza o carne o discoteca Palace con tanto di ristorante ed entreneuse al piano superiore (una molto simpatica, oltre che pina, ed unica parlatrice di italiano nel marasma magiaro). Naturalmente non sempre disco, c’’era anche la spiaggia serale con I suoi bar e gli spettacolini buffi magiari, in particolare concerti di cantanti che a mio avviso cantavano così male  che I sordomuti si rifiutavano perfino di leggere le labbra.

-          Verso le 24.00  capatina in qualche troiaio locale per scambiare 4 parole in tedesco, inglese o altro e affinamento dell’ungherese. Tra le prime parole imparate si segnala melle (seno al singolare), subito mutato in mellek (plurale che pare si faccia mettendo una k in fondo).

-          Verso le 2.00 o le 3.00 ritorno a casina finalmente felice perchè la nonna non mi spaccava I maroni con il lago Balaton e la finta del nuoto.

 

E così per circa una settimana il sottoscritto è stato da Papa, nessuno che parlava italiano, che spaccava I maroni con gli orari con le telefonate o quant’altro, un paradiso. Certo non ci si estraniava del tutto però non ci si poteva lamentare. La sola parvenza di civiltà era data da Cicì che sempre più preoccupato verso I primni di agosto cominciava a pensare al suo arrivo imminente a Budapest. Preoccupazione data dal fatto che Mastro imbecille Berri (il suo compagno di viaggio) da due giorni aveva la famosa bara cinese di Cicì nella sua macchina e non si faceva trovare. Già perchè per gli europei, come detto, una calata di imbecilli era preannunciata giusto per interrompere la suddetta quiete.

 

I due ospiti sopra annunciati erano accomodati all’hotel Stadion, mentre il sottoscritto doveva trovare posto per il legnanese Claudio Vignati (attuale coach di Savona in B1 per chi non lo sapesse) annunciato come compare di stanza. Via Berri ricevo l’sms con l’indirizzo dell’hotel, per non fare figuracce faccio chiamare il mio amico Stefano in lingua villica una tipa ugherese (che poi tra l’altro parlava italiano) ma questa mi rimbalza al giorno dopo. Stefano chiude e mi fa: “perchè non prendi un appartamento in centro, un mio amico li affitta”. Beh faccio io cosa costa? “20 euro a testa”. Non male contro I 90 dello Stadion. Gli faccio: ma c’è tutto? E lui, “certo, letti, acqua e cesso”. Interessante dico io, sento il Vigna e ti dico. Messaggio Claudio, non ci posso parlare perchè stranamente il suo telefonino con “3” non era raggiungibile ed alla sua conferma prenoto li.

 

Due giorni dopo Stefano, che non aveva mai visto la casa, mi spiega col suo italiano a dir poco bucolico, che l’acqua calda non esce dal rubinetto ma va preparata in uno strano modo, non capisco una sega ma me ne frego e dico che va bene lo stesso. Nel frattempo un Cicì sempre più disperato ed impossibilitato a rintracciare il Berri nella vigilia della partenza (mercoledì) chiede a me di far qualcosa. “Male che vada ti ospito in casa” è il massimo che posso dire al povero Cicì per rinfrancarlo.

 

Salutate non senza rimpianti le mie amiche villiche lacustri (alla nonna ho detto che non andavo al Balaton) eccomi con Stefano spostarmi in quel di Budapest (circa 100 km) col suo Mercedesone anni 90. Nel tragitto scopro che anche intorno a Budapest si fa la fila verso le 9 di mattina e che I vecchi Mercedes vanno più ad olio che benzina (che tra l’altro è cara come in Italia). Verso le 9.30 arrivo a destinazione in Fò utka (utka è via), in effetti siamo vicini al centro, appena al di là del ponte delle catene. L’ingresso è incoraggiante, la luce in portineria si accende automaticamente con sensori, la porta si apre con una combinazione. Roba di lusso penso, chissà che camera pettine. Un primo campanello suona quando invece che salire le scale andiamo al pian terreno verso una porta di ringhiera. Il peggio però era oltre la porta. Entro e a destra il bagno. Bagno è una parola grossa, non c’era ne vasca ne tanto meno una doccia, il lavandino era a muro in angolo e praticamente buono solo a far scendere l’acqua, si faceva fatica anche a lavarsi I denti… Il water c’era, però le gambe cozzavano contro il muro e quando c’era da fare I  bisognoni non si potreva chiudere la porta per mancanza di spazio. Inutile chiedere lo scaldabagno che era sostituito da un microonde con piastra esterna su cui far scaldare la padella d’acqua per tutti I lavaggi possibili e immaginabili.

 

La parte notte invece non era male anche se I letti un po corti e non ci stavano le gambe. Stefano un po in imbarazzo mi rifila due asciugamani e se ne va ad installare tapparelle. Io resto basito senza sapere se ridere o piangere col terrore di dire al Vigna la situazione. Naturalmente opto per un Sms d’avviso prima di farmi ammazzare sulla soglia di casa appena presa visione dal coach di San Giorgio. Per consolarmi penso al fatto che io li ci devo stare 10 giorni mentre le due ragazze (erano sicuramente 2 donne le coinquiline visto che non c’erano specchi per la barba) che abitavano lì passavano un anno intero lavandosi chissà come. Mentre ero assorto nei miei pensieri ecco il cellulare che squilla e mi annuncia che alla fine Cicì ha trovato il Berri e che sono arrivati allo Stadion, motivo per cui appuntamento di li a poco in centro, naturalmente sotto un’acqua torrenziale. Insomma lasciavo lago, sole, pine spaziali, una doccia ed un bagno quasi decenti per un tugurio, 2 imbecilli, un’assenza di servizi in camera ed una pioggia equatoriale. L’unica consolazione era la gazzetta del giorno giusto…..

 

Da li a poco mi incammino verso il centro, pioggia e quindi metro. Direzione Battihany ter dove sapevo ci fosse la fermata, tre stop, attraversamento della Duna (il Danubio) e Dek Ferenc Ter (o Astoria) in centro. Camminata sotto l’acqua e sorpresa, a Batthiany stazione chiusa per lavori, così come le stazioni seguenti fino a Stadionok (dove c’erà l’hotel degli altri due). Morale passeggiata a piedi sotto l’acqua fino al centro storico (Vaci utka) attraversando il famoso ponte delle catene. Quando si dice piove sul bagnato…

 

Ma le disgrazie non vengono mai sole ed ecco nel centro storico spuntare le sagome inconfondibili del Ciccyeti e del Berri. Il primo con regolare Kway e l’altro con ombrellino stile Mary Poppins animato da una calma olimpica inquietante. Ovviamente avevano preso il taxi per arrivare li (da veri signori) ed avevano già fatto disastri perdendo pronti via la chiave della camera. Dopo aver fatto impazzire le maestranze dell’hotel Stadion il geniale Berri rintracciava le suddette chiavi addirittura…. Nella toppa esterna. La classe non è acqua.

 

Era invece grande acqua quella che le cateratte del cielo budapestiano rovesciava su noi poveri 3 turisti per basket, cosa che ci obbligava a girare per pub a bere birra e te fino all’ora di cena. Bagnati come pulcini verso le 19.00 si decideva per andare in albergo a rimettersi a posto. O meglio la coppietta in albergo e io nel mio nuovo regale appartamento. Siccome pioveva cosa meglio di un taxi? Naturalmente non è che ne abbiamo preso uno normale con I numeri 666-666 o 777-777, no, uno abusivo. Morale io 3000 fiorini per passare il ponte (12 euro) e gli altri due scarrozzati per tutta Budapest (perfino in altura) alla fine cacciano al tassista 10.000 fiorini (circa 40 euro), rendendo il tipo ebbro di gioia ed autorizzandolo perfino a comprarsi una ruota nuova della sghangheratissima Tempra con cui girava. Naturalmente si guarderà bene dal riparare il tassametro che faceva 100, 200, 220, 250, 580, 780 e 1000 fiorini ogni circa 2 minuti. Un grande ed una vera volpe, resta la consolazione che prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria… Se non altro ci aveva insegnato che  dovevamo sempre contrattare prima di partire il prezzo della corsa.

 

Asciugatoci un po eccoci pronti per la serata. Ovviamente con gomme rain visto l’acqua che veniva, la sola possibilità era passare la serata mangiando, e cosa meglio di Fatal uno dei ristoranti carnivori migliori del posto? In effetti la cena è stata meritevole, il post serata un po meno visto che sembravamo tre zombie nella notte e le sole cose appetibili erano locali aperti per le vie del centro. I ragazzi però non erano in forma e molti posti in quella parte di città erano già chiusi verso la mezzanotte. Insomma una serata divertente come un filo spinato…. La mancanza di miele per orsi consigliava il ritiro nei regali appartamenti per non ritornare ancora nei pub della giornata. Naturalmente per rincasare gara alla ricerca del Taxi, possibilmente non abusivo con tanto di contratto. Tariffa notturna 3000 fiorini per portare a casa tutti, 1000 fiorini a testa non male.

 

Il giorno dopo era la data d’inizio degli europei (direte: era ora che si parli di basket e non di pirla) e dell’arrivo del Vigna. Solito ritrovo mattutino all’alba delle 11.00 (gentaglia insonne…) con un chiaro impegno: trovare un regalo che il Berri doveva  portare a casa: un piatto con la rosa tipica ungherese. Peccato che la rosa tipica ungherese esistesse solo nella fantasia del committente italico per il resto solo garofani della Puszta e papaveri su quegli stramaledetti piatti di ceramica. Morale si passano ore alla ricerca del piatto perduto tra mercati, botteghe & C. fino a quando finalmente è l’ora di andare in palestra per la prima partita.

 

Tra l’altro è proprio l’Italia ad aprire le danze contro la Slovacchia ma non nella palastra principale (di fianco all’hotel Stadion) ma al campo di allenamento del Ferencvaros. Campo che nessuno sapeva dov’era. Ovviamente neanche I tassisti, compreso quello scrtturato da noi per 2000 fiorini. Il poveraccio gira e rigira per il quartiere e ci porta sui campi da tennis e di calcetto finchè Cicì folgorato sulla via di Damasco si ricorda di aver giocato da quelle parti con la Comense in coppa campioni contro il BSE Budapest e trova come un rabdomante lo sperduto ingresso della palestra. E poi si dice che Cicì è inutile…

 

Chi invece per le strade è veramente una pippa è il geniale Berri che ogni volta voleva andare dalla parte opposta a dove eravamo diretti con un senso d’orientamento pari ad un piccione viaggiatore sbronzo. Comunque sia finalmente si entra in palestra all’inizio del secondo quarto dopo aver regalato al povero tassista ormai esausto 500 bei fiorini (2 euro). E giunti a questo punto parliamo finalmente di basket (era ora direte voi…).

 

Dicevamo, noi 3 orfanelli entriamo in una palestra caruccia ma a dir poco semivuota popolata solo dalle due squadre contendenti, famiglia Silva, Sig.ra Fritz, I Sig.ri Rossi, mamma Visconti e mamma Racca. Questo per l’Italia, per la Slovacchia 2 miseri genitori (quelli della carinissima 4 alias Simova) che, a fine partita, vista la prestazione della figlia, potevano benissimo essere annoverati tra I tifosi italici. Per I neutrali 3 persone delle quali uno era il barista. Accomodatici vicino  al gruppo italico ci prepariamo a vedere cosa succede. La partita è punto a punto e si gioca su ritmi alti, la Slovacchia è molto aggressiva ma le nostre reggono bene e ribattono colpo su colpo. La battaglia infuria fino all’intervallo e ci si mantiene sul filo dell’equilibrio grazie ad una più che discreta Bagnara.

 

Il secondo tempo inizia con minore ritmo e minore pressione, la cosa stranamente ci penalizza un po e piano piano le slovacche sembrano allungare sopratutto perchè la difesa italiana comincia a dare segni di preoccupanti amnesie. La difesa scricchiola ed anche l’attacco non sembra trovare sbocchi coerenti tanto che ci si affida sempre più a frequenti ed improbabili tiri da fuori (anche da tre) delle nostre lunghe. Chi sembra abbia deciso di togliere le castagne dal fuoco appare Beba Bagnara che sale in cattedra e non ci fa affondare con le sue penetrazioni, a volte sbilenche ma efficaci.

 

Nel terzo quarto teniamo restando li a pochi punti ma nel quarto le slovacche accelerano e si trovano a +12 a 1.50” dalla fine. Sembra finita ma le nostre con grande dedizione vanno a caccia di ogni pallone, l’allenatore slovacco si perde un attimo via e continua a tenere in campo la suddetta Simova  che ne combina di ogni faticando a passare la meta campo. Brave le nostre a crederci e ad arrivare a –2 a 10 secondi dalla fine con palla in mano. E’ Beba ad avere a 5 secondi dalla fine la palla del pareggio, va in penetrazione ma il ferro la beffa. L’ultimo fallo disperato serve a perdere di 4 (73-69) una partita decisamente abbordabile. Restano negli occhi I 27 punti di una super Bagnara e I 14 di Racca che si nota più in attacco (su rimbalzo) che in difesa ma I 2 punti sono per le slovacche. Slovacche che trovano una super Rajecka (centro di 1.84) che infila ben 28 punti con 17 rimbalzi personali. Rimbalzi. L’altra partita del girone è tra Ungheria e Turchia e le locali all’ultimo respiro vincono 44-43. Figurarsi che tristezza.

 

Siccome allo Stadion si giocava Russia-Bulgaria visto il mio tifo CCCP non mi potevo esimere dal presentarmi in palestra. Solita passeggiata sotto l’acqua, io e Cicì a piedi alla disperata ricerca di un bus o di un taxi ed il Berri dietro che col suo passo stanco compare dopo 10 minuti a bordo di uno neanche abusivo (sti raccomandati del marketing….) taxi col faccione contento e ci raccoglie per pietà. Zuppi ma felici arriviamo sul campo centrale, le mie ragazze appaiono subito piuttosto scarsine  seppur dotate di buon fisico. Fisico che non manca di certo all’ottima lunga Gogiya (1.91) e a Kulicheva (1.91), la prima rocciosa la seconda veloce. Dietro la squadra appare più perforabile con le piccole Yumashina (una specie di Cipo in evoluzione) e Teplyashina.

 

Le bulgare appaiono ben messe fisicamente ed intercambiabili, la cosa peggiore sono il loro allenatore ed I dirigenti, persone mollicce e grasse, con faccia da panettiere, braghe da calzolaio, struttura da fabbricanti di barili, modi da commessi in uno stock per marinai e da gestori di locande malfamate ma sopratutto agghingati con improbabili camicette bianco-azzurre che non metterebbero nemmeno dei pescatori di Mazzara del Vallo (con tutto il rispetto). Comunque I bulgari per il loro abbigliamento vengono giustamente puniti e le ragazze russe portano a casa un rotondo 68-51. L’altra partita del girone è Croazia-Lituania che non possiamo vedere e che le altre ragazze ex russe portano a casa sul 67-60.

 

Per il terzo girone si giocano senza che noi lo vediamo Germania-Polonia (vittoria un po a sorpresa delle crucche per 72-66) e Serbia & Montenegro-Francia che invece vediamo. La partita è veramente godibile, la Francia presenta una batteria di lunghe notevole, due nere (Digbeu e Gruda) atletiche e ben piazzate più una bianca (Jannault) niente male. Brava anche il play Lardy, se non fosse per la mia idiosincrasia verso I francesi ne sarei ammirato. Ammirato lo sono davvero per il play serbo Miljana Musovic, subito chiamata “The Doctor” (perchè accarezzava le palle meglio di un andrologo) e la guardia Adriana Knezevic, devastante. Non male anche le due lunghe Mitov e Stjepanovic. Come detto la partita è di categoria, la Serbia passa tre quarti avanti bene con I numeri del Doctor (12 punti e 5 assist) e Knezetic (18 punti) ma poi nel finale la Francia la spunta di misura: 74-68 con  20 punti di Gruda e 19 per l’ala Pagnier. L’impressione che queste 2 squadre avrebbero fatto molta strada era già molto forte.

 

Resta l’ultimo girone popolato da Spagna e Belgio (massacro spagnolo per 77-34) e da Cekia e Grecia (altro massacro per le ceke: 77-34) motivo per cui non ci siamo persi niente al momento in cui si decide di lasciare la palestra per raggiungere a cena un amico del Mastro Berri da tempo residente a Budapest. Preso il nostro solito bus Stadionok-Dek Ferenc Ter (agratis) eccoci in centro, il tipo (Franco) ci aspetta all’Operà in Andrassy utka (una specie di Buenos Ayres di Budapest, o meglio Pest in quanto Buda è oltre il ponte). E qui la vera natura geniale del trio esce, o meglio del sottoscritto. Nella mia beata ignoranza pensavo che l’Opera fosse un edificio dove una volta avevo visto suonare un concerto. Arriviamo li ed ovviamente il Franco non c’è. Dopo un po chiama preoccupato, gli spiego che non avevo capito nulla e mi faccio spiegare dove bisogna andare. Continuo a non capire una sega ed allora il Franco mi spiega che da li passa una metro che in 3 fermate arriva all’Opera.

 

Il Franco insiste ma non vediamo Metropolitane. Io vedo solo una scala di una decina di gradini per I cessi, il Berri (che ogni tanto ha intuizioni geniali) mi fa notare come le persone che scendono nel presunto cesso non sono le stesse che risalgono. Vuoi vedere che è la fermata del Metro? Incuriositi scendiamo ed in effetti lo sferragliare di un treno conferma il dubbio: era il Metro. Metro che tra l’altro pare sia il più vecchio d’Europa con una decina di fermate si e no. Che gente strana….. Comunque sia 3 fermate (aggratis) e siamo all’Operà, usciamo ed ecco il Franco già disperato ed oltretutto affamato di bestia.

 

Fatti due passi in un mondo nuovo per me (solo 10 anni che vado li), tra una pina e l’altra eccoci arrivare in Franz Liszt utka. Via non lunga ma con una decina di locali veramente ganzi e popolati da pine spaziali. La nostra scelta cade sul Leroy cafè dove il cibo è davvero buono ma si viene colti da vulvite oftalmica per le gnocche che vanno avanti e indietro. Cicì fa fuori 8 kleenex ma alla fine la fame ha ragione del sesso e si divora di ogni. Finita la cena localino notturno li vicino (Negro si chiama) in attesa dell’arrivo del Vigna. Altro bagno di gnocca e quando I sensi ci stavano sopraffacendo ecco l’sms del Vigna: sono in aeroporto dove vado? Risposta: "Fatti portare all'Opera, ma perchè non telefoni?" Risposta: “sono muto, 3 non va più”. Dopo 15 minuti altro sms: “Operà hotel o Operà monumento”. “Dai 4000 fiorini al tassista e fatti portare qui, non andare a tassametro per carità… e avvisa quando arrivi che ti recupero”.

 

Verso le 11.00 ecco l’sms “sono qui che faccio?”, “stai li e non farti derubare che arrivo”. E’ un Vigna affamato come un lupo che andiamo a recuperare con I suoi 2 bei borsoni a mano. Borsoni che, alla domanda “che contengono?” quando il Vigna risponde “quel che serve, compreso l’accappatoio” mi viene uno sciopone, ah ah l’accappatoio, e  dove cazzo la fai la doccia, in cortile quando piove?

 

Comunque sia sconvolto di pina anche il Vigna verso le 2 guadagnamo I nostri regali appartamenti col solito taxi notturno da 4000 euro, 1000 a testa (in 4 il conto era più facile). Arrivati a casa faccio furbescamente notare al Vigna la luce automatica e la combinazione per aprire la porta,  quando entra in casa però il povero Vigna assume un aspetto da venerdì santo senza prospettive di resurrezione…, però incassa alla grande dicendo: “beh in casa avevo un tot di fratelli ed ero abituato a fare I turni in bagno”. Un signore…

 

Naturalmente il sottoscritto fissa subito I turni di lavaggio, io rigorosamente ultimo e al Vigna tocca riempire la pegnatta d’acqua e scaldarla sul microonde. Per lui non c’erano problemi visto che si alzava a messaggiare più o meno dalle 8 di mattina nella segreta speranza che I suoi dirigenti gli comprassero più delle 3 giocatrici che aveva quando era partito dall’Italia. Tre giocatrici delle quali, una over 35, l’altra sbarbata ma brava ed una da quintetto. Altre 4 o 5 junior non propriamente delle Pollini. Povero Vigna, il 3 per lui stava già diventando un incubo, 3 con cui non poteva telefonare, 3 giocatrici, il ponte tra Buda e Pest da fare 3 volte al giorno….

 

Passata la notte dei giusti eccoci pronti per il rendez vous mattutino con gli altri due. Fortunatamente il tempo migliorava, Vi risparmio le contorsioni con I catini per il lavaggio mattutino (il problema per lo sciampo era centrare il water con l’acqua di risciaquo), col Vigna che aveva portato l’accappatoio ma non la roba per la barba, il bagnoschiuma, il deodorante ecc. Dopo aver comprato il tutto per circa 2 euro si va in centro. Colazione e giornata dedicata al passeggio ed all'acquisto dello stramaledetto piatto con la rosa. Ormai disperati si giravano tutti I negozi di ceramica e antiquario (in uno c’era anche la difesa del Milan. 100.000 fiorini e la si portava a casa..) fino a che quando ormai le speranze erano al lumicino in un negozio ecco qualcosa di simile: un doppio piatto tutto bel ricamato con le roselline. Non era il massimo ma era l’unica cosa che somigliasse a quanto richiesto. Esasperati abbiamo costretto il Berri a comprarlo per la miseria di 50 euro al cambio (tutti gli altri costavano dai 3 ai 4000 fiorini cioè 12-16 euro) offrendoci anche per una colletta. Fortunatamente una delle commesse era pina ed il Mastro si è perso via…

 

Entusiasti dell’acquisto eccoci a prendere il solito taxi per la palestrina dove erano in programma Bulgaria-Slovacchia ed il derbone Russia-Lituania. L’Italia era sul centrale per la terza partita per cui c’era il tempo per vedere altre squadre. In Bulgaria-Croazia vediamo cose  alquanto strane. Il coach croato Nemec ex grande giocatore confeziona una chicca incredibile. Partita tirata e si arriva alla fine punto a punto, a 15” dalla fine le sue fanno il –1. La Bulgaria in tutta calma va in attacco, passa la metà campo, nessuno si accorge che il 24 sta andando (non era stato azzerato). 15-14-13-12-11-10… le croate stanno a guardare, a meno 8 secondi suona il 24, si fermano tutti ma il cronometro va e la play bulgara palleggia tranquillamente fuori dall’arco dei 3 punti: 7-6-5-4-3-2-1-0 sirena e la Bulgaria vince facile di 1: 68-67. Croazia a zero e Bulgaria a 2 e non serve come consolazione avere tra le file croate tale Antonija Misura (numero 9) che parrebbe più adatta alle finali di Miss Mondo che a giocare a pallacanestro. Per dirla in magiaro-inglese one beautiful pina (o picka in croato).

 

A seguire va in onda il derbone Russia-Lituania con le “ragazze minori” ucraine che dominano e stanno avanti 39 minuti fino a che il Vigna se ne esce con un: “la sei russa (Maria Korovkina) è davvero scarsa”. Da intenditore, infatti la tipa mette un canestro e la bomba del sorpasso vicino alla sirena per il 65-64 che fa piangere le avvenenti lituane nonostante I 14 punti della brava ala Dudenaite. Essere la squadra esteticamente migliore non serve a nulla e non impietosisce neanche gli scarsissimi arbitri presenti (il polacco e l’australiano erano terrificanti). Pago del successo russo propiziato dalla solita Gogija con 19 punti e 13 rimbalzi posso prepararmi alla disfida Ungheria-Italia dopo il canonico spostamento in taxi (2000 fiorini) verso lo stadion.

 

In precedenza si era giocata Turchia-Slovacchia con la sconfitta turca per 56 a 66. Naturalmente questo voleva dire Slovacchia a 4 punti in classifica ed assoluta necessità italica di vincere per non essere già fuori. Le locali non erano nulla di eccezionale se non in Dora Horti un pivot di 1.95, sufficentemente robusta ed agile già nel mirino dei vari procuratori (compreso uno buffo australiano). Per il resto poco da segnalare se non la presenza del sesto uomo e cioè un pubblico che colmava gli spalti dello stadion. Pubblico che evidentemente spaventa le nostre che al 6’ si ritrovano 0-14 in un annicchilimento generale da paura. Neanche Santa Bagnara da Reggio Emilia può nulla e si evidenziano quelle lacune che usciranno alla distanza. In questi 6 minuti da paura paghiamo il fatto che nessuno riesca a prendersi sulle spalle la squadra (Sottana dove sei?) cercando di rompere il monopolio magiaro con qualche canestrino. Pasticciamo davanti ma la cosa peggiore è come difendiamo con le lunghe che sembrano essersi scordate come si fa un taglia fuori o come si difende una lunga. Morale Horti fa quel che vuole (alla fine 18 punti, 6 rimbalzi in attacco e 7 in difesa) e si cerca di ribattere con improbabili conclusioni delle varie Sarni, Contestabile e Silva rigorosamente dalla lunga distanza (alla fine sarà 8 su 23 da 3 punti). Naturalmente dominiamo nelle palle perse con 15 contro 3.

 

In tribuna I pochi italici sono basiti dal modo di non giocare delle nostre che passano due quarti da incubo sopratutto in difesa: cornute e mazziate. Mazziate nel senso che Horni picchia tutto e tutte. Fortunatamente dopo l’intervallo le nostre si stufano di prenderle e basta, qualcuna (Contestabile) comincia anche a rendere qualche legnata e a fare il centro come si deve, Horni si spegne un attimo e l’Italia si scuote. La difesa è sempre un po un optional (non teniamo 1 contro 1 nemmeno Iron side) ma almeno qualcosa di buono si combina, Santa Bagnara si risveglia ma nel momento in cui sembriamo rientrare (a 2’ dalla fine siamo a –4 e palla in mano) ecco arrivare, come era prevedibile, un paio di fischi che ci segano le gambette. Morale un altra sconfitta di 4 (64-68) nonostante I 30 di Bagnara lasciata sola in attacco (basti pensare che la seconda marcatrice è Contestabile con 7) e la matematica condanna alle poule per l’ottavo-sedicesimo posto.

 

Un po intristiti meditiamo su come le nostre bimbe abbiano scordato le cose da fare in una partita giovanile e ci guardiamo Polonia-Serbia che illuminata dalle magie del Doctor ha un esito scontato: 79-66. Nell’altra partita Francia facile sulla Germania per 65-51. Manca l’ultimo girone dove Spagna e Cekia continuano a passeggiare: le prime stendono la Grecia 74-51 mentre le Ceke seppelliscono il Belgio 95-66 e passano a braccetto alle finali 1-8.

 

Finiti gli sforzi cestistici si va a cena, naturalmente verso l’Operà ma senza il Berri che si imbosca col suo amico Franco, ma tocca al Vigna stavolta consumarsi gli occhi. Ormai io e Cicì non ci facevamo più caso alle “pine scatenate” del sabato. Naturalmente il Vigna nel paese dei balocchi viene successivamente sballottato al Negro dove finisce di farsi del male. Il male peggiora quando il suo bel telefonino 3 lo abbandona definitivamente e non può più chiamare nessuno, riesce solo a ricevere sporadici messaggi. Un uomo isolato dal mondo…. E senza doccia e bagno. Comunque sia la serata verso le 3 finisce e si ritorna nei regali appartamenti non senza il solito taxi.

 

Questa del taxi è stata scena pietosa. Dovete sapere che Cicì è l’unico ad aver paura di essere rapinato da un tassista (e non viceversa), motivo per cui tutti e tre all’hotel Stadion e ritorno al punto di partenza per 3000 fiorini dopo una contrattazione pietosa. Fatto nell’ordine:  centro città, strana strada (invece che diritto il tassista ha arzigogolato a vanvera per un tot di viuzze), ritorno dove siamo partiti (stavolta diritti) e non contenti ritorno a casa a piedi attraversando il ponte delle catene che di notte ha degli spifferi da paura, oltretutto con il terrore che il Vigna buttasse davvero il cellulare col suo bel Tre dal ponte.

 

Il mattino dopo, finiti I turni catino, mi informo sul cellulare del Vigna, in pratica era arrivato il messaggio dai dirigenti ma le giocatrici erano sempre Tre, lui non poteva chiamare e si stava innervosendo. Attraversando il solito ponte il telefono l’ho visto male e ad alto rischio volo nella Duna. A rischio più alto il Berri che Cicì aveva perso per Budapest e che pare si sia dato ad una notte brava col Franco senza rientrare in hotel. Che famiglia rovinata. Nel frattempo il Vigna martoriato dal numero perfetto era ormai diventato HAROM (tre in ungherese). Harom che, insieme ad Och (cinque) era l’unico numero in lingua villica che conoscevamo. In realta c’era anche un euo che poteva essere il due ma era troppo difficile….

 

Morale in centro al ritrovo si presenta il solo Cicì con aria spersa (forse che il tassista l’abbia derubato o abbia attentato alle sue grazie?), del Berri non c’è traccia, si va a far colazione al Leroy e poi in palestra per Turchia-Italia dove il Mastro compare come per incanto con l’aria di chi si è mangiato un grosso topo. Cicì lo guarda con quel misto di incanto e disgusto con cui si guardano I propri stronzi finire nel water ma sotto sotto era contento di aver ritrovato il compagno di stanza.

 

Ricompattati e felici tutti e quattro ci accomodiamo nel solito deserto di palestra ed assistiamo ad una prestazione più che decente delle nostre per I primi 20 minuti. Una Turchia tutt’altro che irresistibile è agevolmente messa sotto ed il tabellone dice 47-35 per noi. Per una Bagnara che tira un po il fiato si fanno notare Racca e Contestabile che fanno cosine anche carine. Peccato però che ci sia anche il secondo tempo, evidentemente alle nostre non l’hanno detto ed entriamo nel marasma più assoluto. Ci tocca anche vedere la partita in condizioni avverse (c’era posto in tribuna), oltre che prenderci 50 punti sul groppone in 2 quarti. Alla fine le statistiche sono impietose: 25 rimbalzi offensivi concessi alle turche (8 per l’Italia) e 33 in difesa. Anche per noi ci sono 31 rimbalzi difensivi (segno che le ottomane non erano certo precisissime se sommiamo I 25 presi in attacco) ma solo 8 in attacco e non certo per  il  90% al tiro nostro. Tale Tozlu (un ala di 1.86) ci rifila 16 punti beccando 6 rimbalzi in difesa e 8 in attacco da sola. Verso fine partita usciamo e andiamo a vedere “Non ci resta che piangere” in magioro sottotitolato in turco. Fritz era in prima fila…. Fritz che per protesta ed in presa ad una crisi di disperazione gli ultimi 5 minuti si accasciava in panchina in una specie di sciopero dopo aver finito la voce a furia di implorare le sue di difendere e fare taglia fuori. L’Antonella Fritz (la moglie) era già più avanti: era finita a giocare a pallone con Silva junior nel campo di allenamento del Ferencvaros…

 

Per la cronaca le padrone di casa battono la Slovacchia e passano prime nel girone. Sistemato il nostro gruppo toccava alla Serbia del Doctor. Doctor che sale in cattedra con 22  punti e 6 assist, 4 su 8 da 2 e 4 su 10 da tre. Non da meno l’amica Knezetic che spara 22 anche lei con un 9 su 15 da due e 1 su 2 da tre. Bel paio di piccole, farebbero comodo anche al Savona pensa Harom che nel frattempo trova la disponibilità via SMS di un monolocale per eventuali giocatrici che arrivano in Liguria da fuori. Ma il suo sogno è bloccato da un nuovo SMS: se pensi a Bottaro lascia perdere che si è accasata, siamo sempre in 3 +  l’asilo. La Francia da parte suo conferma il suo primo posto battendo la Polonia.

 

Nel girone ragazzo la Russia in surplace batte facile di 3 la Croazia mentre le gnocche Lituane rifilano 14 punti alle Bulgare e guadagnano la seconda posizione passando nel girone 1-8. Le ultime finaliste 1-8 sono Spagna e Cekia già ampliamente qualificate che si giocano tra di loro il primo posto. Partita che vediamo volentieri e che alla fine una quadrata cekia porta a casa 71-61 ma la Spagna non dispiace nel play (il furetto Dominguez, piede caldo, brava nelle trasformazioni) e nei centri Gimeno (1.91) e l’impronunciabile Mallabiabarrena (1.88). I magiari però notano sopratutto Maria PINA un ala di 1.84, un nome una garanzia.

 

Morale finiamo nel gruppo di ripescaggio con Germania, Croazia e Belgio. Si gioca per I primi due posti e la possibilità di finire nel girone 9-13, viceversa il pericolo dello spareggio e l’onta della retrocessione che erano per gli ultimi due posti. Un po preoccupati andiamo a cena. Stavolta il Franco ci raggiunge dopo aver prenotato un posticino che è un grill-Self service. Niente male davvero, situato in Victor Hugo utka propone un ampia scelta  con antipasti, primi, secondi, dolci e frutta a carrello. Si paga solo il beveraggio mentre il cibo è per 3000 fiorini (12 euro). Una pacchia. Ma il destino crudele ci priva di Cicì che passa una serata alle costole di una tipa per convincerla a fare da ragazza alla pari a Mannis. Che tristezza….

 

Il giorno successivo è triste. E’ lunedì ed è il giorno di riposo. Purtroppo è anche il giorno in cui Cicì ed il Berri ci lasciano (nel senso che tornano in Italia) con I loro piatti e souvenir e le loro geniali intuizioni sulle strade. L’aereo per loro è alle 18.30 del pomeriggio. Partenza alle 16.00 dallo Stadio. Berri va dal Franco e pare sia lui a portare I nostri all’aeroporto. Naturalmente il Mastro sparisce col compagno di merende e ci lascia Cicì in affido. Dopo avergli dato da mangiare al Leroy e fattogli rimirare le ultime pine con mellek sempre più prorompenti verso le 15.30 andiamo a recuperare I bagagli. Cicì sale a prendere il tutto mentre il Berri ha già tutto in macchina dal Franco. Mentre Cicì è sopra arrivano I 2 compari con una mini cooper, il Mastro mi guarda e fa: “ci sta la bara cinese di Cicì sulla Mini?”.  “Certo che no faccio io”. “Ah, fa lui”, mentre guardo Harom con fare interrogativo il Berri sale in macchina e fa “allora vado avanti”. Io e Harom basiti vediamo allontanarsi I due mentre da un angolo sbuca Cicì agitato chiedendo: “dov’è quell’imbecille di Berri?”.  Alla risposta “è andato”, Cicì pare un ombrello dimenticato al pic nic in una giornata di sole ma non si perde d’animo, raccoglie le sue cose e… gli chiamiamo un taxi, oltre a contrattare il viaggio a 5000 fiorini con un bel taxi fino all’aeroporto. Da non credere.

 

Mica finita. Impachettiamo Cicì sul taxi e lo spediamo raccomandandoci di avvisarci quando arriva in aeroporto e quando partiranno. Non si sa mai. Come detto la partenza dell’aereo era alle 18.30, alle 18.20 Cicì mi chiama e fa: “Berri non c’è, non parte con me”. E dove cavolo è? Chiediamo noi. “Boh” l’ovvia risposta. Il problema è che ad Orio a prenderli doveva venire il fratello del Berri che ovviamente avvisato non si era mosso da casa. Che si fa? Avvisiamo Mannis che è a Milano di andare a prendere Cicì. Tutto a posto direte voi… macchè. Verso le 20.30 chiama Cicì: “dov’è Mannis?”. “A me che sono a Budapest lo chiedi” rispondo io. E che ne sappiamo noi… Dopo 5 minuti nuova chiamata di Cicì con una voce mista tra il grido di un ombrellaio e il gemito di un venditore di scope: “Mannis è a Linate, non aveva capito che arrivavo ad Orio”.  Io e Harom sconsolati volevamo buttarci sotto tre o quattro pine vaganti… anche perché il povero Harom continuava a ricevere desolanti notizie via SMS a cui non poteva rispondere. Notizie che confermavano le sue 3 giocatrici e basta e a nulla serviva cercare di consolarlo facendogli pensare al mare ed alle sdraio che avrebbe, male che vada, sistemato nello stabilimento balneare che avrebbe potuto gestire in quel di Savona. Qualche fine buontempone gli faceva anche notare che avrebbe sempre potuto chiedere ad un paio di giocatrici come Giulia Seppia e Roberta Polipo di andare a giocare da lui… senza scordare Polipino come assistente…..

 

Al grido di si salvi chi può, dopo una sostanziosa cena e dopo aver litigato con un tot di benefattrici assatanate (quelle che ti portano a bere una grappa per un conto di circa 80000 fiorini) raggiungiamo il nostro regale appartamento. Domani era un altro giorno… ed arrivavano l’altro Vignati (Carletto) ed il mitico Villa (il Carlone): dalla padella alla brace. Ah e poi la curiosità di sapere dov’era finito il Berri ci rodeva. Ma questa è un’altra storia….

 

 

FINE DELLA PRIMA PARTE