TURISTI (IMBECILLI) PER… BASKET.
“NEL MEZZO DEL CAMMIN DI
NOSTRA VITA MI RITROVAI IN UNA SELVA OSCURA CHE LA DIRITTA VIA ERA SMARRITA…”
E rieccoci qui. Qualche tempo fa qualcuno disse le precedenti
parole ben sapendo che un giorno uno storico imbecille (EEEzio) le avrebbe
completate con un
“ED UN GIUNCHETTO
INCONTRAI AD UNA PARTITA”.
Già il Giunko che in
veste di imbemaster mi sentì pronunciare la seguente frase:
-
“Quando sarò rincoglionito completamente
ritornero a scriverò su internet”
-
“Allora comincia subito” fu l’ovvia
risposta.
Essendomi così fregato
con le mie mani non mi restava che darmi da fare anche perchè ultimamente sono
pervenute diverse voci in redazione di poveri orfanelli lasciati soli nella via
del tresh che, mistero più inspiegabile della sacra sindone, annoverava diversi
consensi. La linea editoriale ricalcherà quei vecchi episodi ma ultimamente,
grazie ad un corso intensivo di giornalismo,
vedrete un netto miglioramento
nel mio stile di scrittura, ora sono molto vicino allo scrivere come un cane…
Ma bando alle ciance e
per cominciare cosa di meglio che partire raccontando la grande avventura di un
pugno di eroici appassionati in quel dell’incantevole Budapest per assistere a
come si dava da fare la nostra nazionale under 18 guidata nientepopodimeno che
dal coach sestese Fritz (Maurizio Frigerio per gli amici). In precedenza
l’evoluzione dell’under 20 lasciava presagire buone cose, un’ottima prima fase
con tanto di paga storica alle ragazze russe, una qualificazione persa malamente
con la Grecia alle semifinali ed un buon piazzamento finale. Un campanello
d’allarme invece suonava con l’under 16 dove coach Ravalico otteneva un misero
15mo posto con tanto di retrocessione nel gruppo B europeo.
Visto il risultato delle
colleghe più piccole il viatico non era certo esaltante ma c’era una buona
fiducia nel gruppo under 18 visto il girone (Ungheria padrone di casa,
Slovacchia e Turchia) che non sembrava irresistibile. Certo l’assenza di
Sottana (crociato in pezzi alle finali nazionali junior nel commovente
tentativo paterno di raggiungere quota 100 contro Udine se ricordo bene) un po
preoccupava essendo con Bagnara il vero talento che l’Italia possa in questo
momento schierare in una competizione internazionale giovanile.
Ma facciamo un passettino
indietro. Finito di lavorare il 27 luglio ecco il Vostro umile cronista partire
con il suo bel bus Intercars alla volta della capitale magiara per poi
svicolare sull’amato lago Balaton. Naturalmente dopo aver provato treni a
destra e a manca era ora la volta di un trasporto su ruote gommate. Come
saprete il qui presente aborre gli aerei (se Dio avesse voluto che volassi mi
avrebbe fatto le ali) e nel worm-up di gennaio al seguito dei Vipers in quel di
Shekesfehervar il pulmann era sembrato cosa buona ed economica (a parte le 3
ore e mezza trascorse sotto la neve in Wien Sudbanhof in attesa della
coincidenza dalle 7.30 alle 11.00 di mattina). Insomma 104 euro andata e
ritorno contro 110 euro pagati per il treno per il solo ritorno. Un affarone.
Bello pimpante e
gratificato dal fatto che delle persone prima di partire riconoscendomi mi
abbiano chiesto anche due foto ed un autografo (l’ ufficio passaporti..), con
zaino in spalla eccoci dunque pronto il mercoledì sera alle 22.00 davanti alla
stazione di Sesto per la partenza. Incassati I “pungenti” saluti delle zanzare
sestesi in attesa dell’imbarco riesco perfino ad accapparrarmi uno dei rari
posti duble, cioè due sedili affiancati liberi. Di contro il pulmann è
sufficentemente colmo di ungheresi, polacchi ed affini. Polacchi (o meglio
polacche) ed ungheresi che nei momenti di pausa del pulmann mostrano invero I
primi segni di quell’avvenenza che, come al solito, mi attende nelle terre di
levante. Un paio di soste e già si attacca bottone con due magiare reduci da
Lourdes, non nel senso di miracolate ma nel senso che avevano passato due mesi
a lavorare e a imparare il francese nei pressi del santuario. Scaricati alle
8.30 di mattina nella solita Vienna Sud Banhof eccoci alle prese con la solita
coincidenza da aspettare.
Se non altro la gentile
compagnia abbrevia I tempi, il mio inglese non è certo fluente, il loro se è
possibile era peggio e quindi inizio a sciorinare il mio fluente ungherese
fatto di circa 10 vocaboli imparati in 10 anni (uno all’anno). Esaurite le
parti anatomiche femminili comincio ad avere dei problemi e l’arrivo della
coincidenza mi salva dall’accusa di essere un maniaco quasi equiparabile al
Polipino nazionale. Comunque in 3 ore il bus Eurolines mi scarica al bus
terminal di Budapest. Un po rotto e assonnato ma felice per aver toccato il
sacro suolo magiaro. A questo punto non restava che proseguire per l’amata
Siofok. Inforcata la linea blu del metro a Neplegy ed abilmente sfruttato un
biglietto rimasto intonso da gennaio e senza sbagliare metro nel delicato
cambio di Deak Ferenc Ter (anche perchè la linea rossa per Keleti Pu era rotta
e sostituita da bus, e basta…) eccomi giungere alla stazione di Daly Pu (Pu sta
per Palayudovar alias stazione) con I miei bei 700 (2.8 euro) fiorini in tasca
avanzati a gennaio.
Come avrete capito Dely
è la stazione da cui partono I treni per il sud dell’Ungheria e quindi verso il
lago. Il primo treno in partenza era di li a 15 minuti ed essendo intercity non
costava certo 700 fiorini, nella mia ingenuità speravo di fare il biglietto sul
treno con un po di euro ma un controllore pensava bene di frustare I miei
propositi e cacciarmi malamente. Augurandomi che la prossima volta che il tipo attraverserà la strada 4 ciechi
siano al volante di 4 automobili puntate nella sua direzione, giù dal treno e
corsa al bancomat, prelievo e coda allo sportello, fatto tutto un po in affanno
(in pratica sudato come una bestia) con 1 minuto sulla partenza eccomi
accomodato sul mio bel trenino. Lo stupore del bigliettaio nel rivedermi e il
mio godimento nel mostragli il biglietto fatto non ha avuto prezzo, un po come
la Master-card.
Il trenino puntuale alle
17.00 mi scarica nella famigliare stazione di Siofok. Un occhiata in giro per
vedere se tutto fosse a posto, mercato ok, gnocche magiaro-tedesche vaganti ok
e quindi via per l’alloggio. Conoscendo l’amico Stefano si va alla ricerca
della solita pensione davanti alla fermata dei Bus (ma guarda un po che novità)
che partono per tutti I più sperduti paesi della Puszta (la pianura magiara).
In pratica l’alloggio è in fianco ai bus e di fronte alla stazione, così per
gradire (e fare poca strada). Il buon Stefano (saputo dopo) però è stato
oberato dalle banche ed ora fa il tapparellista, oltre che il maneggione, l’affittacamere ed il
procuratore (di benefattrici ovviamente).
Trovato sbarrato mi
tocca vagare per I dintorni della stazione, un paio di tentativi in posti quasi
pettine e tutto esaurito finchè un tipo che ospitava colonie di giovani
virgulti crucchi, mi indica un edificio gestito da una sciura che a tempo perso
fa il “Capa show” alias lo spettacolo con gli squali. Oltre agli squali si
contano nella casa tre cani, due gatti ed insetti vari tra la vegetazioni. Un
po titubante entro ed arriva la sciura Ilona, tipica magiara over 50 con scarsi
rimasugli di antiche grazie ma neanche tanto obesa rispetto alle sue coetanee.
Spiegatole (non so come) che mi aveva mandato il tipo del collegio la tipa mi
indica una cameretta per 6000 fiorini (24 euro). Apre la porta e… spettacolo.
Camera da 2 metri per tre però con 3 letti, due per la lunga e uno per
traverso. Letti che coprono completamente il pavimento, oddio pavimento è una
parola grossa perchè si tratta di calce viva mascherata da tappeti che
probabilmente devono essere volati li con Aladino. La doccia è pure lei naif ma
almeno l’acqua c’è (ho provato per crederci). Ah la parte misera rimasta di
pavimento è ricoperta da un armadio che definire fatiscente è un insulto al
colosseo.
Siccome l’Ilona mi
sembrava simpatica ed oltretutto non aveva alcuna voglia di sbattermi
ulteriormenti mi approprio del mio regale appartamento saltellando sui letti
per appoggiare zaini ed affini. In un attimo è costume da bagno e schizzata in
spiaggia per rinfrescarsi le idee. La mamma di Ilona mi saluta in ugherese
aggiungendo improbabili frasi in italiano probabilmente retaggio del passaggio
dei fanti diretti in Russia, in pratica capisco solo Balaton e il gesto del
nuoto. Evitato di calpestare cani gatti & C schizzo verso l’acqua per togliermi
di dosso un po di opprimente calura estiva pago dell’affare fatto.
Il lago al solito si
presenta col suo inquietante colore tendente al marrone ma basta un’occhiata
sulle rive per dimenticare tutto. La fauna femminile, come già intuito
all’arrivo, è presente al completo. Il veloce bagnetto prelude la doccia e
l’immediata uscita per iniziare a girare gli ormai noti locali notturni del
lungolago. Con somma delusione non mi ritrovo più nel Club 94 l’avvenente
Silvia conosciuta l’anno precedente (ex benefattrice del casinò di Lugano e a
quanto pare accasatasi con la bimba in quel di Roma con il solito cucù
italiano) ed al suo posto una schiera di altre benefattrici professioniste
alquanto tristi. Carina certo le tipe, ma all’interno del genere equino. Offerto
da bere ad una qualsiasi tanto per non fare la figura del pezzente mi guadagno
in fretta il mio bel lettino tra calce viva e tappeti constatando tra l’altro
il miracolo: in mia assenza l’Ilona aveva sgomberato due letti e la camera
sembrava quasi decente, probabilmente col suo ungherese me l’aveva anche detto
che avrebbe sistemato tutto ma non avevo proprio capito nulla…
Per farla breve mi godo
una decina di giorni passati tra spiaggia, kebab, pizze, gnocche ed affini con
una giornata tipo che presentava le seguenti caratteristiche:
-
ore 11.00 circa: sveglia (però con calma a
dir poco olimpica)
-
ore 11.15-30: doccia per aprire gli occhi del tutto
-
ore 11.45:
uscita dal regale appartamento con saluto in italo (olasz) – ungherese
(majarorsag) all’Ilona e alla mamma che continuava a dirmi Balaton muovendo le
braccia a mo di nuoto.
-
ore 12.00 circa: gazzetta dello sport (350
fiorini circa 1.4 euro), tassativamente del giorno precedente, cosicchè ero
sempre informatissimo su tutto…. Ma alle 24 ore precedenti. Roba da Amazzonia.
-
Ore 12.10: colazione a base di macedonia di
frutta e 4 brioscine buffe da circa 100 lire l’una, brutte ma buone
-
Ore 12.30: saluto alla commessa più carina
del posto, due chiacchiere in inglese e via a fare almeno una partita in sala
giochi ai quiz sul calcio, peccato che l’infernale macchinetta parlava solo
magiaro, tedesco ed inglese, motivo per cui mi toccava giocare in inglese e non
era facile, comunque sia avevo ormai ingaggiato un duello a distanza con dei
crucchi (favoriti dalla lingua) sul filo del record.
-
Ore 13.00: si mette piede in spiaggia,
ricerca del posto meglio gnocca-popolato e stesura del telo.
-
Ore 13.05: pocciata dei piedi
-
Ore 13.15: inizio del rosolamento al sole e
lettura della Gazza. Praticamente leggevo dal titolo di prima pagina,
all’ippica ai programmi tv che, ora che ci penso che cavolo leggevo a fare
visto che erano del giorno prima… che imbecille.
-
Ore 15.00 circa: fine della lettura e
raggiunto un buon livello di cottura finalmente il bagnetto
-
ore 15.30: merendina con granita o anguria
al gelo
-
ore 16.00 passeggiatina per la spiaggia a
caccia di gnocche (pine in linguaggio locale) e stop obbligato ad uno dei tanti
bar della spiaggia con le cubiste all’opera, poi il Coca cola beach e lo stop
col naso in su per vedere I pirla del jumping da giù a su o viceversa.
-
Ore 17.00 circa: seconda fase poltronata
con parole crociate in attesa del crepuscolo
-
Ore 18.00: abbandono della spiaggia con
pausa kebab o pizzetta, saluto alla commessa più bella del mondo e lento
avvicinarsi a casa per la doccia
-
Ore 19.00 circa: saluto serale di Ilona e
mamma che naturalmente chiedeva regolarmente ogni sera se avevo nuotato nel
Balaton. Siiii cazzooo ho fatto sto bagno in sto cavolo di lago… e che minchia.
-
Ore 19.10: doccia
-
Ore 19.30: relax a far nulla, leggere o
fare parole crociate
-
Ore 20.30-21.00: uscita per cibo serale,
assai variegato. O pizza o carne o discoteca Palace con tanto di ristorante ed
entreneuse al piano superiore (una molto simpatica, oltre che pina, ed unica
parlatrice di italiano nel marasma magiaro). Naturalmente non sempre disco,
c’’era anche la spiaggia serale con I suoi bar e gli spettacolini buffi
magiari, in particolare concerti di cantanti che a mio avviso cantavano così
male che I sordomuti si rifiutavano
perfino di leggere le labbra.
-
Verso le 24.00 capatina in qualche troiaio locale per
scambiare 4 parole in tedesco, inglese o altro e affinamento dell’ungherese.
Tra le prime parole imparate si segnala melle (seno al singolare), subito
mutato in mellek (plurale che pare si faccia mettendo una k in fondo).
-
Verso le 2.00 o le 3.00 ritorno a casina
finalmente felice perchè la nonna non mi spaccava I maroni con il lago Balaton
e la finta del nuoto.
E così per circa una
settimana il sottoscritto è stato da Papa, nessuno che parlava italiano, che
spaccava I maroni con gli orari con le telefonate o quant’altro, un paradiso.
Certo non ci si estraniava del tutto però non ci si poteva lamentare. La sola
parvenza di civiltà era data da Cicì che sempre più preoccupato verso I primni
di agosto cominciava a pensare al suo arrivo imminente a Budapest.
Preoccupazione data dal fatto che Mastro imbecille Berri (il suo compagno di
viaggio) da due giorni aveva la famosa bara cinese di Cicì nella sua macchina e
non si faceva trovare. Già perchè per gli europei, come detto, una calata di
imbecilli era preannunciata giusto per interrompere la suddetta quiete.
I due ospiti sopra
annunciati erano accomodati all’hotel Stadion, mentre il sottoscritto doveva
trovare posto per il legnanese Claudio Vignati (attuale coach di Savona in B1
per chi non lo sapesse) annunciato come compare di stanza. Via Berri ricevo
l’sms con l’indirizzo dell’hotel, per non fare figuracce faccio chiamare il mio
amico Stefano in lingua villica una tipa ugherese (che poi tra l’altro parlava
italiano) ma questa mi rimbalza al giorno dopo. Stefano chiude e mi fa: “perchè
non prendi un appartamento in centro, un mio amico li affitta”. Beh faccio io
cosa costa? “20 euro a testa”. Non male contro I 90 dello Stadion. Gli faccio:
ma c’è tutto? E lui, “certo, letti, acqua e cesso”. Interessante dico io, sento
il Vigna e ti dico. Messaggio Claudio, non ci posso parlare perchè stranamente
il suo telefonino con “3” non era raggiungibile ed alla sua conferma prenoto
li.
Due giorni dopo Stefano,
che non aveva mai visto la casa, mi spiega col suo italiano a dir poco
bucolico, che l’acqua calda non esce dal rubinetto ma va preparata in uno
strano modo, non capisco una sega ma me ne frego e dico che va bene lo stesso.
Nel frattempo un Cicì sempre più disperato ed impossibilitato a rintracciare il
Berri nella vigilia della partenza (mercoledì) chiede a me di far qualcosa.
“Male che vada ti ospito in casa” è il massimo che posso dire al povero Cicì
per rinfrancarlo.
Salutate non senza
rimpianti le mie amiche villiche lacustri (alla nonna ho detto che non andavo
al Balaton) eccomi con Stefano spostarmi in quel di Budapest (circa 100 km) col
suo Mercedesone anni 90. Nel tragitto scopro che anche intorno a Budapest si fa
la fila verso le 9 di mattina e che I vecchi Mercedes vanno più ad olio che
benzina (che tra l’altro è cara come in Italia). Verso le 9.30 arrivo a
destinazione in Fò utka (utka è via), in effetti siamo vicini al centro, appena
al di là del ponte delle catene. L’ingresso è incoraggiante, la luce in
portineria si accende automaticamente con sensori, la porta si apre con una
combinazione. Roba di lusso penso, chissà che camera pettine. Un primo
campanello suona quando invece che salire le scale andiamo al pian terreno
verso una porta di ringhiera. Il peggio però era oltre la porta. Entro e a
destra il bagno. Bagno è una parola grossa, non c’era ne vasca ne tanto meno
una doccia, il lavandino era a muro in angolo e praticamente buono solo a far
scendere l’acqua, si faceva fatica anche a lavarsi I denti… Il water c’era,
però le gambe cozzavano contro il muro e quando c’era da fare I bisognoni non si potreva chiudere la porta
per mancanza di spazio. Inutile chiedere lo scaldabagno che era sostituito da
un microonde con piastra esterna su cui far scaldare la padella d’acqua per
tutti I lavaggi possibili e immaginabili.
La parte notte invece
non era male anche se I letti un po corti e non ci stavano le gambe. Stefano un
po in imbarazzo mi rifila due asciugamani e se ne va ad installare tapparelle.
Io resto basito senza sapere se ridere o piangere col terrore di dire al Vigna
la situazione. Naturalmente opto per un Sms d’avviso prima di farmi ammazzare
sulla soglia di casa appena presa visione dal coach di San Giorgio. Per
consolarmi penso al fatto che io li ci devo stare 10 giorni mentre le due
ragazze (erano sicuramente 2 donne le coinquiline visto che non c’erano specchi
per la barba) che abitavano lì passavano un anno intero lavandosi chissà come.
Mentre ero assorto nei miei pensieri ecco il cellulare che squilla e mi
annuncia che alla fine Cicì ha trovato il Berri e che sono arrivati allo
Stadion, motivo per cui appuntamento di li a poco in centro, naturalmente sotto
un’acqua torrenziale. Insomma lasciavo lago, sole, pine spaziali, una doccia ed
un bagno quasi decenti per un tugurio, 2 imbecilli, un’assenza di servizi in
camera ed una pioggia equatoriale. L’unica consolazione era la gazzetta del
giorno giusto…..
Da li a poco mi
incammino verso il centro, pioggia e quindi metro. Direzione Battihany ter dove
sapevo ci fosse la fermata, tre stop, attraversamento della Duna (il Danubio) e
Dek Ferenc Ter (o Astoria) in centro. Camminata sotto l’acqua e sorpresa, a
Batthiany stazione chiusa per lavori, così come le stazioni seguenti fino a
Stadionok (dove c’erà l’hotel degli altri due). Morale passeggiata a piedi
sotto l’acqua fino al centro storico (Vaci utka) attraversando il famoso ponte
delle catene. Quando si dice piove sul bagnato…
Ma le disgrazie non
vengono mai sole ed ecco nel centro storico spuntare le sagome inconfondibili
del Ciccyeti e del Berri. Il primo con regolare Kway e l’altro con ombrellino
stile Mary Poppins animato da una calma olimpica inquietante. Ovviamente
avevano preso il taxi per arrivare li (da veri signori) ed avevano già fatto
disastri perdendo pronti via la chiave della camera. Dopo aver fatto impazzire
le maestranze dell’hotel Stadion il geniale Berri rintracciava le suddette
chiavi addirittura…. Nella toppa esterna. La classe non è acqua.
Era invece grande acqua
quella che le cateratte del cielo budapestiano rovesciava su noi poveri 3
turisti per basket, cosa che ci obbligava a girare per pub a bere birra e te
fino all’ora di cena. Bagnati come pulcini verso le 19.00 si decideva per
andare in albergo a rimettersi a posto. O meglio la coppietta in albergo e io
nel mio nuovo regale appartamento. Siccome pioveva cosa meglio di un taxi?
Naturalmente non è che ne abbiamo preso uno normale con I numeri 666-666 o
777-777, no, uno abusivo. Morale io 3000 fiorini per passare il ponte (12 euro)
e gli altri due scarrozzati per tutta Budapest (perfino in altura) alla fine
cacciano al tassista 10.000 fiorini (circa 40 euro), rendendo il tipo ebbro di
gioia ed autorizzandolo perfino a comprarsi una ruota nuova della sghangheratissima
Tempra con cui girava. Naturalmente si guarderà bene dal riparare il tassametro
che faceva 100, 200, 220, 250, 580, 780 e 1000 fiorini ogni circa 2 minuti. Un
grande ed una vera volpe, resta la consolazione che prima o poi tutte le volpi
finiscono in pellicceria… Se non altro ci aveva insegnato che dovevamo sempre contrattare prima di partire
il prezzo della corsa.
Asciugatoci un po eccoci
pronti per la serata. Ovviamente con gomme rain visto l’acqua che veniva, la
sola possibilità era passare la serata mangiando, e cosa meglio di Fatal uno
dei ristoranti carnivori migliori del posto? In effetti la cena è stata
meritevole, il post serata un po meno visto che sembravamo tre zombie nella
notte e le sole cose appetibili erano locali aperti per le vie del centro. I
ragazzi però non erano in forma e molti posti in quella parte di città erano
già chiusi verso la mezzanotte. Insomma una serata divertente come un filo
spinato…. La mancanza di miele per orsi consigliava il ritiro nei regali
appartamenti per non ritornare ancora nei pub della giornata. Naturalmente per
rincasare gara alla ricerca del Taxi, possibilmente non abusivo con tanto di
contratto. Tariffa notturna 3000 fiorini per portare a casa tutti, 1000 fiorini
a testa non male.
Il giorno dopo era la data
d’inizio degli europei (direte: era ora che si parli di basket e non di pirla)
e dell’arrivo del Vigna. Solito ritrovo mattutino all’alba delle 11.00
(gentaglia insonne…) con un chiaro impegno: trovare un regalo che il Berri
doveva portare a casa: un piatto con la
rosa tipica ungherese. Peccato che la rosa tipica ungherese esistesse solo
nella fantasia del committente italico per il resto solo garofani della Puszta
e papaveri su quegli stramaledetti piatti di ceramica. Morale si passano ore
alla ricerca del piatto perduto tra mercati, botteghe & C. fino a quando
finalmente è l’ora di andare in palestra per la prima partita.
Tra l’altro è proprio
l’Italia ad aprire le danze contro la Slovacchia ma non nella palastra
principale (di fianco all’hotel Stadion) ma al campo di allenamento del
Ferencvaros. Campo che nessuno sapeva dov’era. Ovviamente neanche I tassisti,
compreso quello scrtturato da noi per 2000 fiorini. Il poveraccio gira e rigira
per il quartiere e ci porta sui campi da tennis e di calcetto finchè Cicì
folgorato sulla via di Damasco si ricorda di aver giocato da quelle parti con
la Comense in coppa campioni contro il BSE Budapest e trova come un rabdomante
lo sperduto ingresso della palestra. E poi si dice che Cicì è inutile…
Chi invece per le strade
è veramente una pippa è il geniale Berri che ogni volta voleva andare dalla
parte opposta a dove eravamo diretti con un senso d’orientamento pari ad un
piccione viaggiatore sbronzo. Comunque sia finalmente si entra in palestra
all’inizio del secondo quarto dopo aver regalato al povero tassista ormai
esausto 500 bei fiorini (2 euro). E giunti a questo punto parliamo finalmente
di basket (era ora direte voi…).
Dicevamo, noi 3
orfanelli entriamo in una palestra caruccia ma a dir poco semivuota popolata
solo dalle due squadre contendenti, famiglia Silva, Sig.ra Fritz, I Sig.ri
Rossi, mamma Visconti e mamma Racca. Questo per l’Italia, per la Slovacchia 2
miseri genitori (quelli della carinissima 4 alias Simova) che, a fine partita,
vista la prestazione della figlia, potevano benissimo essere annoverati tra I
tifosi italici. Per I neutrali 3 persone delle quali uno era il barista.
Accomodatici vicino al gruppo italico ci
prepariamo a vedere cosa succede. La partita è punto a punto e si gioca su
ritmi alti, la Slovacchia è molto aggressiva ma le nostre reggono bene e
ribattono colpo su colpo. La battaglia infuria fino all’intervallo e ci si
mantiene sul filo dell’equilibrio grazie ad una più che discreta Bagnara.
Il secondo tempo inizia
con minore ritmo e minore pressione, la cosa stranamente ci penalizza un po e
piano piano le slovacche sembrano allungare sopratutto perchè la difesa
italiana comincia a dare segni di preoccupanti amnesie. La difesa scricchiola
ed anche l’attacco non sembra trovare sbocchi coerenti tanto che ci si affida
sempre più a frequenti ed improbabili tiri da fuori (anche da tre) delle nostre
lunghe. Chi sembra abbia deciso di togliere le castagne dal fuoco appare Beba
Bagnara che sale in cattedra e non ci fa affondare con le sue penetrazioni, a
volte sbilenche ma efficaci.
Nel terzo quarto teniamo
restando li a pochi punti ma nel quarto le slovacche accelerano e si trovano a
+12 a 1.50” dalla fine. Sembra finita ma le nostre con grande dedizione vanno a
caccia di ogni pallone, l’allenatore slovacco si perde un attimo via e continua
a tenere in campo la suddetta Simova che
ne combina di ogni faticando a passare la meta campo. Brave le nostre a
crederci e ad arrivare a –2 a 10 secondi dalla fine con palla in mano. E’ Beba
ad avere a 5 secondi dalla fine la palla del pareggio, va in penetrazione ma il
ferro la beffa. L’ultimo fallo disperato serve a perdere di 4 (73-69) una
partita decisamente abbordabile. Restano negli occhi I 27 punti di una super
Bagnara e I 14 di Racca che si nota più in attacco (su rimbalzo) che in difesa
ma I 2 punti sono per le slovacche. Slovacche che trovano una super Rajecka
(centro di 1.84) che infila ben 28 punti con 17 rimbalzi personali. Rimbalzi.
L’altra partita del girone è tra Ungheria e Turchia e le locali all’ultimo
respiro vincono 44-43. Figurarsi che tristezza.
Siccome allo Stadion si
giocava Russia-Bulgaria visto il mio tifo CCCP non mi potevo esimere dal
presentarmi in palestra. Solita passeggiata sotto l’acqua, io e Cicì a piedi
alla disperata ricerca di un bus o di un taxi ed il Berri dietro che col suo
passo stanco compare dopo 10 minuti a bordo di uno neanche abusivo (sti
raccomandati del marketing….) taxi col faccione contento e ci raccoglie per
pietà. Zuppi ma felici arriviamo sul campo centrale, le mie ragazze appaiono
subito piuttosto scarsine seppur dotate
di buon fisico. Fisico che non manca di certo all’ottima lunga Gogiya (1.91) e
a Kulicheva (1.91), la prima rocciosa la seconda veloce. Dietro la squadra
appare più perforabile con le piccole Yumashina (una specie di Cipo in
evoluzione) e Teplyashina.
Le bulgare appaiono ben
messe fisicamente ed intercambiabili, la cosa peggiore sono il loro allenatore
ed I dirigenti, persone mollicce e grasse, con faccia da panettiere, braghe da
calzolaio, struttura da fabbricanti di barili, modi da commessi in uno stock
per marinai e da gestori di locande malfamate ma sopratutto agghingati con
improbabili camicette bianco-azzurre che non metterebbero nemmeno dei pescatori
di Mazzara del Vallo (con tutto il rispetto). Comunque I bulgari per il loro
abbigliamento vengono giustamente puniti e le ragazze russe portano a casa un
rotondo 68-51. L’altra partita del girone è Croazia-Lituania che non possiamo
vedere e che le altre ragazze ex russe portano a casa sul 67-60.
Per il terzo girone si
giocano senza che noi lo vediamo Germania-Polonia (vittoria un po a sorpresa
delle crucche per 72-66) e Serbia & Montenegro-Francia che invece vediamo.
La partita è veramente godibile, la Francia presenta una batteria di lunghe
notevole, due nere (Digbeu e Gruda) atletiche e ben piazzate più una bianca
(Jannault) niente male. Brava anche il play Lardy, se non fosse per la mia
idiosincrasia verso I francesi ne sarei ammirato. Ammirato lo sono davvero per
il play serbo Miljana Musovic, subito chiamata “The Doctor” (perchè accarezzava
le palle meglio di un andrologo) e la guardia Adriana Knezevic, devastante. Non
male anche le due lunghe Mitov e Stjepanovic. Come detto la partita è di
categoria, la Serbia passa tre quarti avanti bene con I numeri del Doctor (12
punti e 5 assist) e Knezetic (18 punti) ma poi nel finale la Francia la spunta
di misura: 74-68 con 20 punti di Gruda e
19 per l’ala Pagnier. L’impressione che queste 2 squadre avrebbero fatto molta
strada era già molto forte.
Resta l’ultimo girone
popolato da Spagna e Belgio (massacro spagnolo per 77-34) e da Cekia e Grecia
(altro massacro per le ceke: 77-34) motivo per cui non ci siamo persi niente al
momento in cui si decide di lasciare la palestra per raggiungere a cena un
amico del Mastro Berri da tempo residente a Budapest. Preso il nostro solito
bus Stadionok-Dek Ferenc Ter (agratis) eccoci in centro, il tipo (Franco) ci
aspetta all’Operà in Andrassy utka (una specie di Buenos Ayres di Budapest, o
meglio Pest in quanto Buda è oltre il ponte). E qui la vera natura geniale del
trio esce, o meglio del sottoscritto. Nella mia beata ignoranza pensavo che
l’Opera fosse un edificio dove una volta avevo visto suonare un concerto.
Arriviamo li ed ovviamente il Franco non c’è. Dopo un po chiama preoccupato,
gli spiego che non avevo capito nulla e mi faccio spiegare dove bisogna andare.
Continuo a non capire una sega ed allora il Franco mi spiega che da li passa
una metro che in 3 fermate arriva all’Opera.
Il Franco insiste ma non
vediamo Metropolitane. Io vedo solo una scala di una decina di gradini per I
cessi, il Berri (che ogni tanto ha intuizioni geniali) mi fa notare come le
persone che scendono nel presunto cesso non sono le stesse che risalgono. Vuoi
vedere che è la fermata del Metro? Incuriositi scendiamo ed in effetti lo
sferragliare di un treno conferma il dubbio: era il Metro. Metro che tra
l’altro pare sia il più vecchio d’Europa con una decina di fermate si e no. Che
gente strana….. Comunque sia 3 fermate (aggratis) e siamo all’Operà, usciamo ed
ecco il Franco già disperato ed oltretutto affamato di bestia.
Fatti due passi in un
mondo nuovo per me (solo 10 anni che vado li), tra una pina e l’altra eccoci
arrivare in Franz Liszt utka. Via non lunga ma con una decina di locali
veramente ganzi e popolati da pine spaziali. La nostra scelta cade sul Leroy
cafè dove il cibo è davvero buono ma si viene colti da vulvite oftalmica per le
gnocche che vanno avanti e indietro. Cicì fa fuori 8 kleenex ma alla fine la
fame ha ragione del sesso e si divora di ogni. Finita la cena localino notturno
li vicino (Negro si chiama) in attesa dell’arrivo del Vigna. Altro bagno di
gnocca e quando I sensi ci stavano sopraffacendo ecco l’sms del Vigna: sono in
aeroporto dove vado? Risposta: "Fatti portare all'Opera, ma perchè non
telefoni?" Risposta: “sono muto, 3 non va più”. Dopo 15 minuti altro sms:
“Operà hotel o Operà monumento”. “Dai 4000 fiorini al tassista e fatti portare
qui, non andare a tassametro per carità… e avvisa quando arrivi che ti
recupero”.
Verso le 11.00 ecco
l’sms “sono qui che faccio?”, “stai li e non farti derubare che arrivo”. E’ un
Vigna affamato come un lupo che andiamo a recuperare con I suoi 2 bei borsoni a
mano. Borsoni che, alla domanda “che contengono?” quando il Vigna risponde
“quel che serve, compreso l’accappatoio” mi viene uno sciopone, ah ah
l’accappatoio, e dove cazzo la fai la
doccia, in cortile quando piove?
Comunque sia sconvolto
di pina anche il Vigna verso le 2 guadagnamo I nostri regali appartamenti col
solito taxi notturno da 4000 euro, 1000 a testa (in 4 il conto era più facile).
Arrivati a casa faccio furbescamente notare al Vigna la luce automatica e la
combinazione per aprire la porta, quando
entra in casa però il povero Vigna assume un aspetto da venerdì santo senza
prospettive di resurrezione…, però incassa alla grande dicendo: “beh in casa
avevo un tot di fratelli ed ero abituato a fare I turni in bagno”. Un signore…
Naturalmente il
sottoscritto fissa subito I turni di lavaggio, io rigorosamente ultimo e al
Vigna tocca riempire la pegnatta d’acqua e scaldarla sul microonde. Per lui non
c’erano problemi visto che si alzava a messaggiare più o meno dalle 8 di
mattina nella segreta speranza che I suoi dirigenti gli comprassero più delle 3
giocatrici che aveva quando era partito dall’Italia. Tre giocatrici delle
quali, una over 35, l’altra sbarbata ma brava ed una da quintetto. Altre 4 o 5
junior non propriamente delle Pollini. Povero Vigna, il 3 per lui stava già
diventando un incubo, 3 con cui non poteva telefonare, 3 giocatrici, il ponte
tra Buda e Pest da fare 3 volte al giorno….
Passata la notte dei
giusti eccoci pronti per il rendez vous mattutino con gli altri due.
Fortunatamente il tempo migliorava, Vi risparmio le contorsioni con I catini
per il lavaggio mattutino (il problema per lo sciampo era centrare il water con
l’acqua di risciaquo), col Vigna che aveva portato l’accappatoio ma non la roba
per la barba, il bagnoschiuma, il deodorante ecc. Dopo aver comprato il tutto
per circa 2 euro si va in centro. Colazione e giornata dedicata al passeggio ed
all'acquisto dello stramaledetto piatto con la rosa. Ormai disperati si
giravano tutti I negozi di ceramica e antiquario (in uno c’era anche la difesa
del Milan. 100.000 fiorini e la si portava a casa..) fino a che quando ormai le
speranze erano al lumicino in un negozio ecco qualcosa di simile: un doppio
piatto tutto bel ricamato con le roselline. Non era il massimo ma era l’unica
cosa che somigliasse a quanto richiesto. Esasperati abbiamo costretto il Berri
a comprarlo per la miseria di 50 euro al cambio (tutti gli altri costavano dai
3 ai 4000 fiorini cioè 12-16 euro) offrendoci anche per una colletta.
Fortunatamente una delle commesse era pina ed il Mastro si è perso via…
Entusiasti dell’acquisto
eccoci a prendere il solito taxi per la palestrina dove erano in programma
Bulgaria-Slovacchia ed il derbone Russia-Lituania. L’Italia era sul centrale
per la terza partita per cui c’era il tempo per vedere altre squadre. In
Bulgaria-Croazia vediamo cose alquanto
strane. Il coach croato Nemec ex grande giocatore confeziona una chicca
incredibile. Partita tirata e si arriva alla fine punto a punto, a 15” dalla
fine le sue fanno il –1. La Bulgaria in tutta calma va in attacco, passa la
metà campo, nessuno si accorge che il 24 sta andando (non era stato azzerato).
15-14-13-12-11-10… le croate stanno a guardare, a meno 8 secondi suona il 24,
si fermano tutti ma il cronometro va e la play bulgara palleggia
tranquillamente fuori dall’arco dei 3 punti: 7-6-5-4-3-2-1-0 sirena e la
Bulgaria vince facile di 1: 68-67. Croazia a zero e Bulgaria a 2 e non serve
come consolazione avere tra le file croate tale Antonija Misura (numero 9) che
parrebbe più adatta alle finali di Miss Mondo che a giocare a pallacanestro.
Per dirla in magiaro-inglese one beautiful pina (o picka in croato).
A seguire va in onda il
derbone Russia-Lituania con le “ragazze minori” ucraine che dominano e stanno
avanti 39 minuti fino a che il Vigna se ne esce con un: “la sei russa (Maria Korovkina)
è davvero scarsa”. Da intenditore, infatti la tipa mette un canestro e la bomba
del sorpasso vicino alla sirena per il 65-64 che fa piangere le avvenenti
lituane nonostante I 14 punti della brava ala Dudenaite. Essere la squadra
esteticamente migliore non serve a nulla e non impietosisce neanche gli
scarsissimi arbitri presenti (il polacco e l’australiano erano terrificanti).
Pago del successo russo propiziato dalla solita Gogija con 19 punti e 13
rimbalzi posso prepararmi alla disfida Ungheria-Italia dopo il canonico
spostamento in taxi (2000 fiorini) verso lo stadion.
In precedenza si era
giocata Turchia-Slovacchia con la sconfitta turca per 56 a 66. Naturalmente
questo voleva dire Slovacchia a 4 punti in classifica ed assoluta necessità
italica di vincere per non essere già fuori. Le locali non erano nulla di
eccezionale se non in Dora Horti un pivot di 1.95, sufficentemente robusta ed
agile già nel mirino dei vari procuratori (compreso uno buffo australiano). Per
il resto poco da segnalare se non la presenza del sesto uomo e cioè un pubblico
che colmava gli spalti dello stadion. Pubblico che evidentemente spaventa le
nostre che al 6’ si ritrovano 0-14 in un annicchilimento generale da paura.
Neanche Santa Bagnara da Reggio Emilia può nulla e si evidenziano quelle lacune
che usciranno alla distanza. In questi 6 minuti da paura paghiamo il fatto che
nessuno riesca a prendersi sulle spalle la squadra (Sottana dove sei?) cercando
di rompere il monopolio magiaro con qualche canestrino. Pasticciamo davanti ma
la cosa peggiore è come difendiamo con le lunghe che sembrano essersi scordate
come si fa un taglia fuori o come si difende una lunga. Morale Horti fa quel
che vuole (alla fine 18 punti, 6 rimbalzi in attacco e 7 in difesa) e si cerca
di ribattere con improbabili conclusioni delle varie Sarni, Contestabile e
Silva rigorosamente dalla lunga distanza (alla fine sarà 8 su 23 da 3 punti).
Naturalmente dominiamo nelle palle perse con 15 contro 3.
In tribuna I pochi
italici sono basiti dal modo di non giocare delle nostre che passano due quarti
da incubo sopratutto in difesa: cornute e mazziate. Mazziate nel senso che
Horni picchia tutto e tutte. Fortunatamente dopo l’intervallo le nostre si
stufano di prenderle e basta, qualcuna (Contestabile) comincia anche a rendere
qualche legnata e a fare il centro come si deve, Horni si spegne un attimo e
l’Italia si scuote. La difesa è sempre un po un optional (non teniamo 1 contro
1 nemmeno Iron side) ma almeno qualcosa di buono si combina, Santa Bagnara si
risveglia ma nel momento in cui sembriamo rientrare (a 2’ dalla fine siamo a –4
e palla in mano) ecco arrivare, come era prevedibile, un paio di fischi che ci
segano le gambette. Morale un altra sconfitta di 4 (64-68) nonostante I 30 di
Bagnara lasciata sola in attacco (basti pensare che la seconda marcatrice è
Contestabile con 7) e la matematica condanna alle poule per l’ottavo-sedicesimo
posto.
Un po intristiti
meditiamo su come le nostre bimbe abbiano scordato le cose da fare in una
partita giovanile e ci guardiamo Polonia-Serbia che illuminata dalle magie del
Doctor ha un esito scontato: 79-66. Nell’altra partita Francia facile sulla
Germania per 65-51. Manca l’ultimo girone dove Spagna e Cekia continuano a
passeggiare: le prime stendono la Grecia 74-51 mentre le Ceke seppelliscono il
Belgio 95-66 e passano a braccetto alle finali 1-8.
Finiti gli sforzi
cestistici si va a cena, naturalmente verso l’Operà ma senza il Berri che si
imbosca col suo amico Franco, ma tocca al Vigna stavolta consumarsi gli occhi. Ormai
io e Cicì non ci facevamo più caso alle “pine scatenate” del sabato.
Naturalmente il Vigna nel paese dei balocchi viene successivamente sballottato
al Negro dove finisce di farsi del male. Il male peggiora quando il suo bel
telefonino 3 lo abbandona definitivamente e non può più chiamare nessuno,
riesce solo a ricevere sporadici messaggi. Un uomo isolato dal mondo…. E senza
doccia e bagno. Comunque sia la serata verso le 3 finisce e si ritorna nei
regali appartamenti non senza il solito taxi.
Questa del taxi è stata
scena pietosa. Dovete sapere che Cicì è l’unico ad aver paura di essere
rapinato da un tassista (e non viceversa), motivo per cui tutti e tre all’hotel
Stadion e ritorno al punto di partenza per 3000 fiorini dopo una contrattazione
pietosa. Fatto nell’ordine: centro
città, strana strada (invece che diritto il tassista ha arzigogolato a vanvera
per un tot di viuzze), ritorno dove siamo partiti (stavolta diritti) e non
contenti ritorno a casa a piedi attraversando il ponte delle catene che di
notte ha degli spifferi da paura, oltretutto con il terrore che il Vigna
buttasse davvero il cellulare col suo bel Tre dal ponte.
Il mattino dopo, finiti
I turni catino, mi informo sul cellulare del Vigna, in pratica era arrivato il
messaggio dai dirigenti ma le giocatrici erano sempre Tre, lui non poteva
chiamare e si stava innervosendo. Attraversando il solito ponte il telefono
l’ho visto male e ad alto rischio volo nella Duna. A rischio più alto il Berri
che Cicì aveva perso per Budapest e che pare si sia dato ad una notte brava col
Franco senza rientrare in hotel. Che famiglia rovinata. Nel frattempo il Vigna
martoriato dal numero perfetto era ormai diventato HAROM (tre in ungherese). Harom che, insieme ad Och (cinque) era
l’unico numero in lingua villica che conoscevamo. In realta c’era anche un euo
che poteva essere il due ma era troppo difficile….
Morale in centro al
ritrovo si presenta il solo Cicì con aria spersa (forse che il tassista l’abbia
derubato o abbia attentato alle sue grazie?), del Berri non c’è traccia, si va
a far colazione al Leroy e poi in palestra per Turchia-Italia dove il Mastro
compare come per incanto con l’aria di chi si è mangiato un grosso topo. Cicì
lo guarda con quel misto di incanto e disgusto con cui si guardano I propri
stronzi finire nel water ma sotto sotto era contento di aver ritrovato il
compagno di stanza.
Ricompattati e felici
tutti e quattro ci accomodiamo nel solito deserto di palestra ed assistiamo ad
una prestazione più che decente delle nostre per I primi 20 minuti. Una Turchia
tutt’altro che irresistibile è agevolmente messa sotto ed il tabellone dice
47-35 per noi. Per una Bagnara che tira un po il fiato si fanno notare Racca e
Contestabile che fanno cosine anche carine. Peccato però che ci sia anche il secondo
tempo, evidentemente alle nostre non l’hanno detto ed entriamo nel marasma più
assoluto. Ci tocca anche vedere la partita in condizioni avverse (c’era posto
in tribuna), oltre che prenderci 50 punti sul groppone in 2 quarti. Alla fine
le statistiche sono impietose: 25 rimbalzi offensivi concessi alle turche (8
per l’Italia) e 33 in difesa. Anche per noi ci sono 31 rimbalzi difensivi
(segno che le ottomane non erano certo precisissime se sommiamo I 25 presi in
attacco) ma solo 8 in attacco e non certo per
il 90% al tiro nostro. Tale Tozlu
(un ala di 1.86) ci rifila 16 punti beccando 6 rimbalzi in difesa e 8 in
attacco da sola. Verso fine partita usciamo e andiamo a vedere “Non ci resta
che piangere” in magioro sottotitolato in turco. Fritz era in prima fila….
Fritz che per protesta ed in presa ad una crisi di disperazione gli ultimi 5
minuti si accasciava in panchina in una specie di sciopero dopo aver finito la
voce a furia di implorare le sue di difendere e fare taglia fuori. L’Antonella
Fritz (la moglie) era già più avanti: era finita a giocare a pallone con Silva
junior nel campo di allenamento del Ferencvaros…
Per la cronaca le
padrone di casa battono la Slovacchia e passano prime nel girone. Sistemato il
nostro gruppo toccava alla Serbia del Doctor. Doctor che sale in cattedra con
22 punti e 6 assist, 4 su 8 da 2 e 4 su
10 da tre. Non da meno l’amica Knezetic che spara 22 anche lei con un 9 su 15
da due e 1 su 2 da tre. Bel paio di piccole, farebbero comodo anche al Savona
pensa Harom che nel frattempo trova la disponibilità via SMS di un monolocale
per eventuali giocatrici che arrivano in Liguria da fuori. Ma il suo sogno è
bloccato da un nuovo SMS: se pensi a Bottaro lascia perdere che si è accasata,
siamo sempre in 3 + l’asilo. La Francia
da parte suo conferma il suo primo posto battendo la Polonia.
Nel girone ragazzo la
Russia in surplace batte facile di 3 la Croazia mentre le gnocche Lituane
rifilano 14 punti alle Bulgare e guadagnano la seconda posizione passando nel
girone 1-8. Le ultime finaliste 1-8 sono Spagna e Cekia già ampliamente
qualificate che si giocano tra di loro il primo posto. Partita che vediamo
volentieri e che alla fine una quadrata cekia porta a casa 71-61 ma la Spagna
non dispiace nel play (il furetto Dominguez, piede caldo, brava nelle
trasformazioni) e nei centri Gimeno (1.91) e l’impronunciabile Mallabiabarrena
(1.88). I magiari però notano sopratutto Maria PINA un ala di 1.84, un nome una
garanzia.
Morale finiamo nel
gruppo di ripescaggio con Germania, Croazia e Belgio. Si gioca per I primi due
posti e la possibilità di finire nel girone 9-13, viceversa il pericolo dello
spareggio e l’onta della retrocessione che erano per gli ultimi due posti. Un
po preoccupati andiamo a cena. Stavolta il Franco ci raggiunge dopo aver prenotato
un posticino che è un grill-Self service. Niente male davvero, situato in
Victor Hugo utka propone un ampia scelta
con antipasti, primi, secondi, dolci e frutta a carrello. Si paga solo
il beveraggio mentre il cibo è per 3000 fiorini (12 euro). Una pacchia. Ma il
destino crudele ci priva di Cicì che passa una serata alle costole di una tipa
per convincerla a fare da ragazza alla pari a Mannis. Che tristezza….
Il giorno successivo è
triste. E’ lunedì ed è il giorno di riposo. Purtroppo è anche il giorno in cui
Cicì ed il Berri ci lasciano (nel senso che tornano in Italia) con I loro
piatti e souvenir e le loro geniali intuizioni sulle strade. L’aereo per loro è
alle 18.30 del pomeriggio. Partenza alle 16.00 dallo Stadio. Berri va dal
Franco e pare sia lui a portare I nostri all’aeroporto. Naturalmente il Mastro
sparisce col compagno di merende e ci lascia Cicì in affido. Dopo avergli dato
da mangiare al Leroy e fattogli rimirare le ultime pine con mellek sempre più
prorompenti verso le 15.30 andiamo a recuperare I bagagli. Cicì sale a prendere
il tutto mentre il Berri ha già tutto in macchina dal Franco. Mentre Cicì è
sopra arrivano I 2 compari con una mini cooper, il Mastro mi guarda e fa: “ci
sta la bara cinese di Cicì sulla Mini?”.
“Certo che no faccio io”. “Ah, fa lui”, mentre guardo Harom con fare
interrogativo il Berri sale in macchina e fa “allora vado avanti”. Io e Harom
basiti vediamo allontanarsi I due mentre da un angolo sbuca Cicì agitato
chiedendo: “dov’è quell’imbecille di Berri?”.
Alla risposta “è andato”, Cicì pare un ombrello dimenticato al pic nic
in una giornata di sole ma non si perde d’animo, raccoglie le sue cose e… gli
chiamiamo un taxi, oltre a contrattare il viaggio a 5000 fiorini con un bel
taxi fino all’aeroporto. Da non credere.
Mica finita.
Impachettiamo Cicì sul taxi e lo spediamo raccomandandoci di avvisarci quando
arriva in aeroporto e quando partiranno. Non si sa mai. Come detto la partenza
dell’aereo era alle 18.30, alle 18.20 Cicì mi chiama e fa: “Berri non c’è, non
parte con me”. E dove cavolo è? Chiediamo noi. “Boh” l’ovvia risposta. Il
problema è che ad Orio a prenderli doveva venire il fratello del Berri che
ovviamente avvisato non si era mosso da casa. Che si fa? Avvisiamo Mannis che è
a Milano di andare a prendere Cicì. Tutto a posto direte voi… macchè. Verso le
20.30 chiama Cicì: “dov’è Mannis?”. “A me che sono a Budapest lo chiedi”
rispondo io. E che ne sappiamo noi… Dopo 5 minuti nuova chiamata di Cicì con
una voce mista tra il grido di un ombrellaio e il gemito di un venditore di
scope: “Mannis è a Linate, non aveva capito che arrivavo ad Orio”. Io e Harom sconsolati volevamo buttarci sotto
tre o quattro pine vaganti… anche perché il povero Harom continuava a ricevere
desolanti notizie via SMS a cui non poteva rispondere. Notizie che confermavano
le sue 3 giocatrici e basta e a nulla serviva cercare di consolarlo facendogli
pensare al mare ed alle sdraio che avrebbe, male che vada, sistemato nello
stabilimento balneare che avrebbe potuto gestire in quel di Savona. Qualche
fine buontempone gli faceva anche notare che avrebbe sempre potuto chiedere ad
un paio di giocatrici come Giulia Seppia e Roberta Polipo di andare a giocare
da lui… senza scordare Polipino come assistente…..
Al grido di si salvi chi
può, dopo una sostanziosa cena e dopo aver litigato con un tot di benefattrici
assatanate (quelle che ti portano a bere una grappa per un conto di circa 80000
fiorini) raggiungiamo il nostro regale appartamento. Domani era un altro
giorno… ed arrivavano l’altro Vignati (Carletto) ed il mitico Villa (il
Carlone): dalla padella alla brace. Ah e poi la curiosità di sapere dov’era
finito il Berri ci rodeva. Ma questa è un’altra storia….
FINE DELLA PRIMA PARTE