TURISTI (IMBECILLI) PER… BASKET…. PARTE SECONDA

 

E rieccoci qui a proseguire la storia magiara. Chi ha resistito fino a qui merita di sapere come sono finite le vicissitudini degli imbecilli e della nazionale under 18. Eravamo arrivati al termine della prima fase con la condanna al girone dei dannati dove il pericolo retrocessione aleggiava nell’aria rendendo ogni partita di vitale importanza per togliersi dai guai. Guai dai quali gli attesi Carletto (Vignati) e Carlone (Villa) si tengono lontani arrivando per tempo nella mattinata del martedì nel loro appartamentino vicino a Piazza degli eroi dopo aver eroicamente attraversato in auto Padania, Austria e mezza Ungheria.

 

Succede così che nella mattinata in cui cominciava il girone di recupero (con Belgio, Croazia e Germania) verso le 11.00 appena aperti gli occhietti (io) riceviamo (o meglio ricevo in quanto Harom era sempre isolato dal mondo col suo tre) la telefonata dei 2 Carli pronti a raggiungerci in palestra. L’Italia giocava nella palestrina ma per non perdersi ci si da appuntamento allo Stadion per Ungheria-Spagna per poi spostarci finalmente in macchina abbandonando I poveri tassisti al loro destino. Ma prima bisognava fare colazione e sopratutto risolvere il penoso problema di un Harom ormai idrofobo nel suo isolamento telefonico. Il nostro aveva realizzato che probabilmente aveva finito il credito, motivo per cui ci precipitiamo a comprare una scheda telefonica gratta e vinci da 1500 fiorini (durata 1 ora) da utilizzarsi da postazione fissa. Peccato che tale tessera chiami anche esclusivamente postazioni fisse (niente cellulari) motivo per cui al povero Harom non restava che telefonare alla sorella e mendicare una ricarica (in verità l’aveva chiesta anche al Berri pensando che andasse a casa ma non è stato molto fortunato visto che il Mastro si aggirava ancora per la Mayarorszag).

 

Dopo 3 o 4 tentativi la tessera miracolosamente si collega con San Giorgio su Legnano ed un Harom Vigna commosso finalmente torna a vedere la luce. Quando arriviamo alla mensa (il Leroy) la carica fa effetto ed iniziano ad arrivare un tot di sms per Harom, lui speranzoso li scorre pazientemente ma non c’è traccia della quarta giocatrice per Savona, Bottaro a La spezia, Seppia a Ivrea, Polipo a Priolo. Non restava che Pescatore ma Malnate la dirotta in altri lidi. In compenso un Polipino arriva: è il Doctor Lekter (Giuseppe Poli da Albino) che vince un viaggio a Savona per la prima di campionato dove andrà a giocare il primo derby imbecille della stagione.

 

Mangiato e goduto il solito panorama con il nostro bel bus percorriamo per l’ennesima volta il tratto Dek Ferenc Ter – Stadionok, ci becca anche un controllore ma lo gabbiamo abilmente facendo I finti tonti mostrando biglietti sbagliati (da veri italici) e giungiamo a destinazione per l’inizio della partita. C’era curiosità per vedere dove poteva arrivare la squadra padrona di casa nonchè vincitrice del nostro girone. Avevamo un sospetto che si concretizza rapidamente, le spagnole guidate da una grande Pina (6 su 8 da due per lei e 17 punti) annichiliscono le locali rifilando un 79-63 senza discussioni. A dare una mano alla Pina anche Garbo (15) e Gimeno (14). Solo Horti (16) e Szondy (15) si fanno notare per le locali, i tifosi magiari perdono ma almeno possono dire che la Pina è sempre la Pina… ed è consolante. A Milano c’è Figo ma non è la stessa cosa…. A seguire tocca alle mie ragazze russe, la figura che facciamo non è molto diversa dalle padrone di casa, finisce 81 a 60 per la Serbia Montenegro e non la vediamo proprio mai. Ci annichiliscono le solite Knezevic (24 punti con 8/12 da due e 1/3 da 3 punti) e “The Doctor” Musovic (17 punti, 4/6 da 2, 3/6 da 3 ed I soliti 6 assist). Ci si mette anche il play Radocay con 14 punti con un 4 su 5 da 2 e 2 su 2 da tre. Morale il totale di squadra da 2 è 27 su 42 e da tre 7 su 15 a cui le russe rispondono con un misero 19 su 49 di squadra. Dal marasma si salva solo la solita Gogiya con 14 punti ed un po di rimbalzi.

 

Intristito esco dalla palestra per andare a vedere l’Italia. Intristimento che aumenta quando scopro che il Carletto mi ha combinato la prima: aveva lasciato la macchina nel parcheggio davanti al suo regale appartamento e per recuperarla si va a fare una bella passeggiata di ameno un chilometro. Recuperati Harom ed il Carlone ecco la transumanza verso I pascoli alti, giunti sul posto ci informiamo sull’altro girone. La Grecia fa secca la Turchia rifilandole una decina di punti (79-69) recuperando dal 29-40 dell’intervallo. Pensate che l’ultimo quarto finisce 31 a 17 per le elleniche che hanno in Dimitraku (4 su 5 da tre) con 26 punti e Katapodi (20 punti con 10 su 14 da due) le loro eroine. L’altra partita del girone è a favore della Bulgaria che batte la Polonia. Comunque sia siamo giusti giusti per vedere le nostre paladine contendersi la palla a due.

 

Oltre ai Carli il tifo italico può contare anche sul veneziano De Zotti e consorte, sui genitori Rossi ma ci perdiamo il Gildo e la moglie Grohovaz comparsi un paio di giorni prima. In fase di pre-analisi si è tutti abbastanza tranquilli visto il non eccelso livello tecnico delle belghe la cui anima è rappresentata  dal play maker Leemans, un folletto che decide il brutto ed il cattivo tempo in squadra. Per intenderci una a cui sicuramente le compagne preferirebbero una sedia perchè in campo almeno quella la palla te la rimbalza indietro se gliela tiri. La tipa neanche per idea, sembrava che l’avesse portata lei per giocare. Comunque sia alla fine ce ne fa 17 che sommati ai 23 dell’ala Lauwers ci ammutoliscono. Naturalmente la difesa ed il taglia fuori restano I nostri talloni d’achille (un vero optional), anche stavolta concediamo uno sproposito di rimbalzi in attacco: ben 28!!! Non c’è nulla da fare le nostre sono completamente allergiche a difendere, scappano sui rimbalzi e si perdono sistematicamente le marcature. All’intervallo siamo sotto di 5: 39 a 44 e chiudiamo con 81 punti sul groppone  (a 74). Squadra spettacolo, peccato che si divertano gli altri non certo Fritz & C. Per le nostre sono ancora Bagnara (19) e Contestabile (11) a risultare le pù attive mentre Fassina bene o male comincia a rendersi utile. Per le simpatiche belghe la nota di colore è l’allenatore che parla per 30” in fiammingo (quelle in lingua francese sedute) e gli altri 30 in francese (quelle di lingua fiamminga sedute). Gente strana, anche perchè in campo l’allenatore belga non lo ascoltava proprio nessuno…

 

A fine partita si sprecano I commenti di delusione, ci si continua ad interrogare su come le nostre lunghe nazionali non sappiano più fare neanche le cose più basilari che normalmente sa fare una lunga di un Assisi o un Varedo qualsiasi. Pensandoci ci appare chiaro come le varie Sarni, Silva, Contestabile & C. portate in squadre di A1 facciano un lavoro destinato a farle diventare dei tre (harom anche qui) per avere futuro a quei livelli senza pensare alla mancanza di velocità di base che queste ragazze denunciano. Ma ve le vedete a tenere delle americane? Mah però se I nostri coach di livello dicono questo ci adeguiamo. Teniamo poi conto di come queste ragazze in A1 non giochino praticamente mai e perdono di conseguenza il ritmo partita, la frittata è fatta. Guarda caso la meno peggio è apparsa Contestabile che bene o male un campionato di B2 l’ha fatto. Naturalmente discorso diverso per Bagnara protagonista in A2 (oltre che junior, nazionale e chi più ne ha più ne metta) che però, povera, non può sobbarcarsi una tale mole di impegni oltre a 2 mesi di ritiri con le varie nazionali.

 

Naturalmente a questi rilievi il buon De Zotti era contrario ma sul fatto che l’A1 sia la rovina di alcune nostre giovani personalmente ho pochi dubbi, tanto che arriverei a proporre di togliere dalla nazionale giovanile le giocatrici di A1, tanto anche l’anno scorso rinunciammo a Ress, Dacic & C. per l’under 20, tanto la nazionale A rinuncia a Zara, Macchi & C. e poi perde dal Belgio (toh anche loro). Rinuncia più, rinuncia meno… anche se pare che la federazione stia per intervenire appioppando mesi di squalifica alle giocatrici recidive italiane o oriunde che siano.  Davvero, penso che a livello giovanile sia più logico giocare con gente magari più scarsa ma che sappia fare quello che serve che avere in campo giocatrici ne carne ne pesce che non si ricordano nemmeno come si fa un taglia fuori o si fanno passare le avversarie sotto il naso senza nemmeno abbozzare uno straccio di difesa. E poi consentitemi una nota polemica: ma dove erano tutti gli allenatori che per mesi hanno gestito questo gruppo? Il povero Fritz arrivato con il merito (o meglio la colpa in questo caso) di aver vinto il titolo junior si è trovato a gestire una situazione paradossale senza sapere da che parte cominciare per dare una logica ad una squadra sbilanciata sotto canestro e priva di un vero play maker. Fortunatamente dall’anno prossimo si cambierà con gli allenatori del settore squadre nazionali a spupazzarsi le loro belle scelte. Scelte che se vogliamo dirla tutta hanno portato le due nazionali più giovani ad un paio di bei disastri. Ma tanto si farà finta di nulla perchè la cosa interessa solo ad una decina di persone…. Vuoi mettere gli interessi dei 50 della serie A1.

 

Comunque sia il torneo procedeva e nel nostro girone le croate si imponevano di “Misura” per tre miseri punticini (55-52) sulle crucche per la felicità mia e di Harom ormai tifosissimi della 9 in maglia biancorossa. Certo che la nostra cocca non è che abbia fatto granchè con 7 punti superata nel punteggio da Salopek (11) e Semron (12). Le tedesche però mettono in mostra le loro forze con Bar (20) e Eggert (15) seppur autrici in coppia di un non eclatante 9 su 22 al tiro.

 

Il tempo di sapere il risultato dell’altro girone per il titolo con la Cekia che faceva suo il derby con la Slovacchia per 73-54 (Peckova 22 e Heydova 18) nonostante un non eclatante 1 su 11 da tre testimondo ulteriormente la forza del nostro girone e la Francia che rifilava ben 40 punti ad una Lituania ormai allo sbando (12,4,7 e 6 I punti parziali dei quarti lituani, Dudenaite top scorer con 5 punti, 52 a 27 I rimbalzi per la Francia sigh) che era ora di portare I Carli a cenare in mensa al Leroy. Quantomeno si affogavano le disgrazie nel cibo e in quant’altro offriva il panorama villico. Panorama villico che mi sconvolgeva I Carli ormai più simili a Pinocchio nel paese dei balocchi che a due seri dirigenti sportivi. Ad un certo punto pare siano stati beccati ad ululare alla luna biascicando parole incomprensibili quali mellek, pina ecc.

 

E il Berri? Il mastro era ormai diventato meglio del mago Silvan, compariva e scompariva che era un piacere, arrivava per la partita dell’Italia e si imboscava subito dopo col fido scudiero, già col Franco perchè da solo non sarebbe stato in grado di dirigere il nipotino al cesso per fare pipì. Ogni volta che lo si vedeva la domanda d’uopo era: “dov’è l’Operà” e lui immancabilmente rispondeva indicando la parte opposta di dove era realmente. Per il resto sapere dove finiva col suo compagno di merende era impossibile. L’unica cosa che ci sembrava di intuire era che il giorno dopo sarebbe tornato a casa. Naturalmente non ce la siamo sentita di dirgli di telefonare a Cicì per farsi venire a prendere all’aeroporto, già magari a Malpensa stavolta… però, pensandoci bene, certo che se Berri & Cici’ si sposassero tra loro renderebbero infelici solo 2 persone invece che 4!!!!  Del resto come saprete quando Cicì era appena nato sua madre pensava di tenersi la cicogna e far volare lui dalla finestra, quell’altro non è che non ti ascolti, è che riesce a seguirti con attenzione per la durata di un lampo e poco dopo non si ricorda una sega di quel che gli spieghi, sopratutto sulle vie….. insomma non è che io abbia niente contro gli animali come loro, ma è che, non essendo il dottor Dolittle fatico a farmi capire quando ci parlo insieme…

 

Ma non facciamoci fuorviare e riprendiamo il discorso, eravamo rimasti ai due Carli nel paese dei balocchi, in effetti la famosa linguetta di Fantozzi davanti alla TV di fronte agli spettacoli della notte era nulla nei confronti del duo tanto che per calmarli ho dovuto promettergli la capatina al night la serata successiva e per l’evento cosa di meglio dell’altisonante nome del Pigalle? Finalmente paghi e dopo la solita capatina al Negro si rientra nei regali appartamenti. Nell’attraversare il solito ponte Harom appare più tranquillo, quantomeno la sua giornata è stata positiva per ricollegarsi col mondo. Non poteva telefonare ma almeno riceveva e per il momento il telefonino era salvo.

 

Il giorno dopo solito ritrovo alla mensa Leroy per lo spuntino, il Carletto naturalmente parcheggia dove capita e si becca la multa di 12 euro per non aver messo il disco  orario (non era facile capirlo in lingua villica, ma visti i disegni si intuiva di mettere), ma lui è un signore e non si preoccupa (anche perchè la notifica non avverrà mai da Budapest a Milano) sopratutto dopo avergli tradotto in euro l’importo dela contravvenzione, quasi voleva lasciare anche la mancia. Fatto fuori un po di provviste del Leroy  si fa l’ora di ragiungere Il campo centrale dove va in onda Ungheria-Russia e a seguire un interessante Spagna-Serbia Montenegro. Italia ormai confinata nella bassa alle 18.15.

 

Le ragazze Russe si giocavano la possibilità di stare in lotta per le semifinale contro le padrone di casa e ritrovando un discreto modo di stare in campo non faticano troppo contro le ormai paghe locali rifilando loro un bel ventello (77-56) con Gogiya ancora sugli scudi con 28 punti (11 su 19 da 2 e 6/10 ai liberi). Sui rimbalzi la suddetta Gogiya fa paura, alla fine saranno 43 a 29 per le ragazze che tirano però ancora male da tre (2 su 11), buon per loro che le magiare facciano peggio con un disarmante 3 su 17. Ci si attendeva di più da Serbia-Spagna ma le plave con le solite note (Knezevic 14 e Musovic 17) passano come un rullo compressore sopra alle iberiche che alla fine imbriache perdono la bellezza di 23 palle (23-12 e 19-8 I parziali degli ultimi 2 quarti). Finisce 81-52 con un trentello che si commenta da solo.

 

Finite le due partite invero non esaltanti transumiamo verso le nostre impegnate contro l’idolo Misura. Il tempo di informarci sull’altro girone 9-16 e di scoprire che le Turche avevano battuto la Bulgaria (87-66 nonostante Zlatanova, un ala di 1.89, che ne spara 26 con 7 su 13 da 2, 2 su 4 da tre e 6/9 ai liberi) e che la Polonia seccando la Grecia restava in lotta per la salvezza che era ora di vedere all’opera, sinceramente un po scettici, le nostre virgulte.

 

Scarsa fiducia che le azzurre sembrano proprio non meritarsi, visto che giocano finalmente una buona pallacanestro, incredibilmente difendiamo, teniamo l’equilibrio sui rimbalzi sia in attacco che in difesa e creiamo buone cose in attacco. L’appannamento in costante aumento di Bagnara si vede ma fanno bene le altre a cominciare da Contestabile che alla fine infila 19 punti personali. Beba si ferma a 15 ma distribuiamo bene gli altri punti e tutte se la cavano egregiamente.

 

Finalmente sembriamo una squadra di pallacanestro e portiamo a casa una bella vittoria anche se con un risicato 76-73. E le croate? E Misura? Un paio di elementi ci fanno soffrire, fatichiamo a tenere Salopec (17 punti) e la simpatica Balic (15) ma alla fine il parcheggiatore mancato croato se le dimentica in panca preso com’è dal litigio con il nostro idolo Misura che addirittura pianta tutto e tutti e si infila negli spogliatoi dopo non aver salutato una compagna sul cambio. Entusiasmante il battibecco tra I due con io e Harom pronti a scendere e a dar manforte alla nostra cocca. Insomma increduli e felici finalmente festeggiamo una vittoria, grazie a noi, a Misura ed un po anche al  tavolo che ci regala un possesso determinante non azzerando un 24” clamoroso nell’ultimo minuto. Possesso che capitalizziamo al meglio dopo una quarantina di secondi. La vittoria è comunque più che legittima vista la prestazione di squadra e finalmente Fritz e consorte possono sorridere. Era Ora.

 

Altra buona notizia  a seguire con la Germania che batte il Belgio 71-69 (20 Bar, 18 Gorg e 16 per il folletto Leemans) e porta tutto il girone a 2 punti, cosicchè le due vincenti del giorno dopo avrebbero avuto la salvezza garantita evitando le poule 13-16mo posto. Mancavano I due risultati del secondo girone 1-8, ci informiamo e sappiamo che la Lituania in caduta libera perdeva di 8 con la Slovacchia e che la Cekia inpietriva la Francia (66-62) con 15 punti di Heydova e 13 di Peckova entrambi autrici di un 6 su 11 da 2 punti. Francia a cui non bastano I 25 di Gruda (9 su 17 da due e 7/10 ai liberi) per le troppe palle perse (22) e che si doveva a questo punto giocare con la Slovacchia il passaggio del turno il giorno dopo così come Russia e Spagna.

 

Felici del succoso programma del giorno dopo potevamo ritemprarci nel fisico (ci aspettava Fatal) e nello spirito (ci aspettava Pigalle).

 

Non dilunghiamoci sulla cena ma passiamo alle cose serie ed importanti. Verso le 23.30 (un buon orario per un night no?) eccoci giungere di fronte al nostro bel localino. Campeggia la torre Eiffel all’ingresso ma per entrare non c’è un ascensore ma si scende nel seminterrato (pareva la metro precedentemente descritta). Naturalmente nel tragitto ci accompagna un buttadentro-cicerone che magnifica il locale. In effetti il tipo (uno sbarbato) aveva l’aria di quello che legge Play-boy alla stessa maniera di un Atlante geografico per vedere luoghi che non potrà mai visitare da tanto che pare sveglio.

 

Comunque sia scendiamo le scalette sperando che il posto sia come le patate (cioè che dia il meglio sottoterra), paghiamo 3000 fiorini di ingresso e arriviamo nel locare Bar, oddio locale è una parola grossa, trattasi di un buco da 10 metri per 3 popolato da 2 tavolini e da un paio di divanetti triposto. Nello stanzino adiacente un paio di brutti ceffi molto grossi passano il tempo giocando a carte. Un paio di camerieri molto lecchini ci invitano a sederci, siamo I soli ad usufruire di tale bellezza architettonica. Una volta accomodati ci diamo all’osservazione della fauna femminile presente in aula, le pine presente erano 6 o 7 e scartata una che aveva un abbronzatura probabilmente ottenuta in rosticceria, una con due labbra lucide e gonfie come pneumatici da pioggia ed una che fumava come una turca ed era un brutto prototipo femminile per il resto l’ambiente era gradevole.

 

Dopo un bel 5 minuti di lumate ed ammiccamenti sono il primo a decidermi e… vado al bagno a mingere (non pensate male) lasciando gli altri tre da soli. Fatti I bisognini ritorno e sorpresa, I compari stanno tutti chiacchierando amabilmente con alttrettante tipe, ovviamente anche il sottoscritto era atteso dalla sua partner.

 

Partner che, se non fosse per il fatto che baciarla era come baciare una bottiglia di  birra non era niente male e parlava pure italiano (male, ma sempre meglio di me in ungherese), rideva come una pazza quando sciorinavo il mio “mellek” ed il ruffiano “beautiful pina” ed era anche simpatica. Mi informo, tanto per saperlo di che cos’era la sua specialità e scopro che è anche una brava ragazza. Niente sesso ma solo priveè. Va benissimo ovviamente e neanche finito di dire il costo (10000 fiorini) che ci si infila al di la di un separè per lo spettacolino privato. Una decina di minuti assai piacevoli ed eccomi tornare al tavolo. Potrei dire un mucchio di cose sulla tipa, che era intelligente, generosa, simpatica, brillante. Sarebbero tutte bugie ma si potrebbero dire. La verità è che era una più che discreta patate e non invidiavo certo in quei momenti l’acutezza mentale della Rita Levi Montalcini.

 

Dicevo, finito il mio show avrei potuto anche levare le tende, ma I ragazzi li vedevo belli indaffarati, il Carlone poi era alle prese con una specie di omino Michelin il cui lato migliore era quello…. su cui era seduta sopra. Roba da naufragar mi è dolce in questo mare. La tipa che tampinava Harom era niente male anche se doveva essere certamente molto più bella che intelligente. A parte questo era leggermente esosa per determinate prestazioni. Il meno attivo era il Carletto. Del resto lui è un tradizionalista. La sua idea di serata romantica  è luci soffuse musica dolce e champagne, niente donne solo luci soffuse musica dolce e champagne…

 

 

Insomma mentre discutevamo del più e del meno con le tipe ecco un cameriere avvicinarsi con tre belle bottigliette di Tocai d’annata, la mossa ci è un po sfuggita, tranne che al viveur Carlone che comunque si informa sulla possibilità di pagare con carta di credito. Certo fa il cameriere e come no. Tranquillizzati proseguiamo nel nostro divertimento fino a circa le 2.30 quando comincia a venire un po di stanchezza, tranne che al Carlone vispo come un galletto in un pollaio di giovani pollastrelle. Morale chiediamo il conto. Arriva il cameriere e da il foglietto: l’urlo di Monk ci fa una pippa. 175.000 fiorini!!!! Frutto delle tre bottiglie (anche un po vuote) di Tocai. 175.000 fiorini che al cambio fannocirca 700 euro in 4, cifra neanche tanto esagerato per un night in Italia. Un po perplessi sul Tocai prepariamo contanti (per circa 60000 fiorini) e carta di credito.

 

Al momento di dare la carta (con quella del Carlone si poteva comprare l’intera baracca con le tipe annesse) il cameriere se ne esce con un “no, la carta non la prendiamo”, eeeehhhhh cosa???? E come cavolo paghiamo? Contanti è la risposta. A nulla serve far gentilmente notare cehe avevano detto che si poteva pagare con la carta. I tipi non ne vogliono sapere, morale mi tocca contrattare e litigare in italo-magiaro con un cameriere talmente simpatico tanto che gli avrei pagato volentieri il funerale.

 

Visto che gli animi si scaldano il Carlone prova a dare fondo alle scorte di Fort Knox e tira fuori quasi dai calzini qualche dollaro, conti e controconti ma continua sempre a mancare un tot di contante. Arriviamo a tirar fuori anche I 200 fiorini ma siamo sempre lontani. Nel frattempo I giocatori di carte si piazzano davanti all’uscita (evidentemente avevano paura che fuggissimo senza pagare), uno era tanto brutto da pensare che abbia subito un incidente mentre l’altro era così brutto che dovrebbe donare la faccia al wwf. Oltretutto aveva una certa età ed I suoi pettorali erano sicuramente opera del wonderbra comunque le sue orecchie da Dumbo lo facevano somigliare ad un taxi con le portiere aperte.

 

Non contenti dei due sulle nostre tracce arrivava anche un terzo tipo che doveva essere un nemico dell’igiene, uno di quegli esseri che pullulano il water negli spot publicitari che odorava come il sudore distillato di un barbone senza casa. Con cotale elemento io ed Harom abbiamo dovuto fare l’unica cosa possibile: farci scortare al Bancomat. Col tipo ci incamminiamo a turno e preleviamo quanto serve per riacquistare la nostra libertà, o meglio quella del Carlone rimasto in ostaggio (oddio ostaggio, continuava a spupazzarsi la sua bella superdotata, secondo me stava sicuramente meglio di Saddam). Tra l’altro la discussione e la rabbia mi aveva anche fatto venire voglia di andare in bagno, per cui prima di uscire vado sulla mia bella tazza, il tipo non mi molla neanche lì, naturalmente non perdo l’occasione per dirgli: “Entra pure e parlami, so tenere a bada due stronzi contemporaneamente…” Nel tragitto Pigalle-Bancomat saggio le capacità intellettuali della mia scorta: sicuramente il tipo non sarebbe stata capace neanche di improvvisare una scorreggia dopo aver cenato con dei fagioli in umido, però non era cattivo e avrebbe potuto salvarmi la vita dicendo agli energumeni di smettere di picchiarmi perciò lo tenevo buono.

 

Tornato al locale con I miei bei fiorini appena prelevati e liberato il Carlone non senza la mia amata che mi chiedeva se la portavo all’Etterem (ristorante) il giorno dopo, modestamente era già innamorata, potevo finalmente portare a nanna la compagnia visto che stavano per scoccare le 4 di mattina. I soliti italiani che si fanno fregare, ed il bello è che sono ormai avvezzo a vedere italiani che escono scortati dai locali direzione Bancomat….

 

Passata la breve notte e datisi appuntamento alla solita mensa (Leroy) dove il Carletto Villa prendeva la sua bella multa quotidiana eravamo già pronti e speranzosi di vincere la partita della vita contro le crucche. Prima toccava ad un inutile Ungheria-Serbia (già prime e quarte) con la passeggiata delle jugoslave (15 per Musovic con 5/5 da 2 e 5 assist, solo 8 punti e 16 minuti per Knezevic ed un totale da tre di squadra di 4 su 17) che si limitavano a rifilare alle locali (Horti 17) un decello senza forzare prima del decisivo Russia-Spagna. Le russe appaiono ancora imbambolate per la prima parte della gara chiudendo sotto 36 a 24 all’intervallo. Grande la fatica sovietica nel portare avanti palla col folletto Yumashina che si ingroviglia da sola facendo rimpiangere una volta di più l’infortunata Teplyashina. Migliorano un po le cose nel terzo quarto con le ragazze che danno segni di risveglio grazie alla solita Gogiya sempre attenta sotto I tabelloni (11 rimbalzi) seppur imprecisa al tiro (4 su 12 da 2). A darle una grossa  mano è Solnyshkina che estrae dal cappello un 6 su 8 al tiro da due che riporta vicino le russe. Una rimonta però non completata perchè la Pina & C. riescono a spuntarla di un soffio  (63 a 60) grazie sopratutto alla guardia Aguello che con un perentorio 5 su 8 da tre (22 punti alla fine per lei) tiene a distanza le ragazze.  

 

A seguire l’inutile Lituania-Cekia  con l’inevitabile successo Ceko anche se risicato (72-68) grazie ad un triplo 13 (Elhotova, Hejdova e Kuthakova) prima del decisivo Francia-Slovacchia che deve decidere l’altra semifinalista. La Slovacchia ci prova e sta in partita per un tempo ma alla fine il tasso tecnico superiore francese dice più 22  per le transalpine (61-39) al termine di una partita non esaltante tecnicamente con numeri inquietanti (9 su 35 da due e 5 su 21 da tre per le slovacche a cui la Francia ribatte con un 15 su 41 da due ed un 4 su 17 da tre) cosicchè le semifinali saranno Serbia Montenegro-Francia (una rivincita del girone) e Cekia-Spagna. Passando alle cose che ci interessano da vicino I due gironi salvezza presentavano tutte le 8 squadre a 2 punti. Toccava prima a Turchia e Polonia misurarsi e la spuntava la Turchia con un 82-66 che risolveva I problemi, così come per I buffi dirigenti ed allenatori bulgari con la loro bella camicetta la vittoria sulla Grecia per 54 a 50 era una liberazione. Lasciamo perdere le percentuali delle due squadre per pietà (18 su 59 per la bulgaria e 20 su 60 per la Grecia). Per  turche e Bulgare le finali 9-12 erano cosa fatta, a seguire toccava al nostro girone ed avremmo pagato di persona per ottenere anche noi lo stesso girone.

 

Trepidanti anche per la nostra bell’Antonija  ci vediamo la sfida col Belgio, le croate ne combinano di ogni, compreso il parcheggiatore mancato in panca che durante la partita camminava su e giù nervosamente come se se la fosse fatta nelle braghe avendo oltretutto la faccia di chi ne aveva sentito l’odore. Misura gioca 2 minuti (fa in tempo a fare anche 1 su 3 al tiro) e non incide molto, incidono eccome invece le compagne Salopek (8 su 20 da due e 4 su 9 da tre per 28 bei punti) e Ivankovic (6 su 11 da due per 18 punti). Le croate dominano anche a rimbalzo (19 in attacco e 28 in difesa) ma non riecono a spuntarla contro I 19 punti di Leemans ed I 15 di Lauwers e cedono ai supplementari. Supplementari che il Belgio porta a casa grazie al panchinaggio del folletto Leemans che stava sclerando di brutto, auguri al Pecs che pare abbia comprato le prestazioni del nanetto belga.  Morale Croazia relegata alle finali 13-16 ed in forte odore (capito il nesso?) di retrocessione. Toccava adesso a noi evitare la catastrofe contro le rocciose tedesche.

 

Intanto il nostro drappello di tifosi partiva battuto dai rumorosi crucchi con I loro campanacci e strumentini vari. Forse intimidite dal tifo le nostre appaiono paralizzate e tornano a giocare come le partite pre-Croazia. Le nostre sparacchiano a vanvera e non difendono neanche per sbaglio, morale all’intervallo il tabellone è impietoso: 50 a 31 per le teutoniche. Quello di prendere 50 punti in un tempo cominciava a diventare una pericolosa abitudine, anche Fritz cominciava a prendere le sembianze del Munk ogni volta che la palla passava la metà campo mentre le sue prendevano le sembianze dei nani da giardino che guardavano la Biancaneve tedesca di turno penetrare o tirare da fuori indisturbata.

 

 Nel secondo tempo a buoi scappati le nostre chiudono il recinto ma il ventello è  troppo pesante e le teutoniche sbagliano pochissimo al tiro (alla fine 28 su 46 dal campo), noi sbagliamo tantissimo in particolare Bagnara porta a casa si 16 punti ma con un disastroso 7 su 25. La reggiana è pronta per essere servita in tavola da tanto che appare cotta. La meno peggio appare Sarni che chiude con 12 punti e la prima partita discreta. Le 21 palle perse ci ammazzano quasi quanto le percentuali tedesche (e non c’era certo Nowisky..) che recitano per Skuballa 8 su 11 da due e 21 punti, per Bar 7 su 12 da due e 3 su 6 da tre per un totale di 20 punti, dulcis in fundo Egger con 13 punti e a 4/4 da due. Devastate anche ai rimbalzi: 37 per la Germania (31 in difesa) e 20 per l’Italia. Mortificati lasciamo il campo col solito Carletto che non trovava mai la strada giusta invero piuttosto semplice. Non restava che fare un giorno di riposo e sperare di vincere almeno la partita del sabato seguente con la Grecia che voleva dire salvezza.

 

E cosa di meglio nel venerdì di riposo che una gita al lago dove I Vignati non erano mai stati? Detto fatto, lasciato il Carlone in pasto ad un amico magiaro, inforchiamo l’autostrada verso il Balaton (100 Km), fortunatamente troviamo pure una coda a metà strada per un camion ribaltato, fortunatamente perchè andare in giro col Carletto che guida è come sedersi in mezzo all’autostrada per fare un pic nic.

 

Verso mezzodì eccoci a casetta mia (Siofok) e cosa di meglio di prendere il traghetto per fare un giro sul lago. Ci imbarchiamo con vagonate di famiglie magiare e bambini (che quando si impegnano sono cagacazzo come I nostri) ed in un’ora circa siamo a Tihany. Tihany che è un ameno luogo situato su di un promontorio, promontorio che si raggiunge con una ventina di minuti di arrampicata su di una stradina che si inerpica tra le villette. Siccome pioveva quasi il passo era veloce, naturalmente ai Vignati tale dislivello pareva come il Tour Malet agli occhi di Cipollino: in pratica pedalavano all’indietro. Poco male, dopo qualche minutino l’accoppiata arrivava in vetta un po accaldati ma pimpanti. Vetta del promontorio dove I villici cercano di venderti di ogni, dalla paprika alle ceramiche (non c’era il piatto con la rosa) al goulash. Ovviamente I Vignati affamati dovevano essere ritemprati ed un ristorantino tipico faceva al caso nostro per la tradizionale zuppa di goulash.

 

Discusso del più e del meno si riparte, evitiamo il tragitto con un trenino su gomma (quello dei 7 nani) e ci diamo al bus fino a Balatonfured, altro caposaldo delle città lacustri che hanno tutti nomi quali Balatonliga, Balatonelle, Balaton..vattelapesca. Baltonfured che ha però il grosso merito di ospitare la rassegna del vinello ungherese, in pratica con poche fiorini (100 o 200) ci si scola un tot di bicchierini di bianco, rosso, frizzante, rosato e quanto di più si può nel panorama vinicolo. A disposizione anche una fontana di acqua ferraginosa per I più morigerati. Roba da sballo per crucchi. Comunque sia finite le degustazioni reinforchiamo il nostro pbel traghetto e torniamo a Siofok. A Syofok la cosa imperdibile è la visita dei banchetti, e su uno di questi una folgorazione sulla via di Damasco: nientepopodimeno che la maglietta della Croazia col numero 9 sulla schiena!!!!  C’era anche il nome di Prso ma già si pensava a come mutarlo in Misura. L’acquisto è stato immediato: anche perchè abbiamo investito la bellezza di 3 euro al cambio (Vi lascio immaginare la qualità del tessuto….).

 

Comunque sia l’acquisto ci rendeva ntusiasti ed il giorno dopo avremmo potuto presentarci in palestra con la nostra bella maglietta croata n° 9. Mica quisquiglie, magari avremmo fatto anche colposulla bell’Antonija. Cenato (bene) in un ristorante italico torniamo nella capitale, è circa mezzanotte quando l Carlettto ci lascia ed è circa l’una quando ci chiama mentre vagavamo nei dintorni dell’Operà. Il povero Carletto ci teneva a farci sapere che era rimasto chiuso fuori e che il citofono di casa sembrava muto e che il cell. del Carlone sembrava staccato. Harom si agita un attimo e prova a chiamare il Carlone, naturalmente il suo Tre da picche, ci provo io e dà occupato e richiamiamo il Carletto sempre più in preda ad una crisi esistenziale. E quindi? Che si fa? Carta della disperazione: verso le 2 sms verso il Carlone-cell., verso le 2 e 15 miracolo: la porta della casa si apre ed il Carlone chiede al Carletto dov’era finito. In pratica il citofono non funzionava, il cell. Del Carlone era sotto carica e non prendeva, per miracolo ha letto l’sms che recitava: “Carletto chiuso fuori: aprigli la porta per carità”. Ma tutto e bene quel che finisce bene, anzi benissimo, visto che tornando a casina in un negozio prma del solito ponte delle catene riusciamo anche ad intravvedere uno stupendo piatto con la famigerata rosa ungherese al centro. Immediato SMS al Berri.

 

Ah ce lo siamo perso il Berri, tranquilli, puntuale come un orologio svizzero gettato dal Monte Bianco il mercoledì era partito per ritornare in patria e stranamente c’era anche arrivato. Comunque la notizia del piatto non lo lasciava indifferente, anzi la risposta è stata: “magari vengo a comprarlo, si sta bene a Budapest”. Questa cosa mi porta ad affermare di non avere dubbi sul fatto che prima di parlare il Berri pensi, è che in qualche occasione ne mancano le prove… Allo stesso modo entusiasti e terrorizzati dall’idea di ritrovare la nostra infallibile guida turistica andiamo a riposare per la dura giornata seguente decisiva per I nostri colori.

 

FINE DELLA SECONDA PARTE