Capitolo 2: I personaggi - Gli imbecilli D.O.C. (1^ Parte)
Nel capitolo precedente abbiamo descritto le caratteristiche dell'imbecille e di quanto sia complesso far parte degli imbecilli. In questo cominceremo a passare in rassegna la storia dei singoli imbecilli D.O.C. (Dovunque Onan Consenta).
L'involontario Fondatore.(I.F.)
(non
è un Imbecille D.O.C. ma a lui dobbiamo tutto, anche il mal di testa)
Nel messaggio di augurio per
l'inaugurazione della Gazzetta degli Imbecilli si è chiamato fuori.
Ed effettivamente lui non è un Imbecille D.O.C., ne ha le caratteristiche
salienti ma è troppo serio per essere considerato dei nostri. Tanto
e vero che ora occupa una posizione di responsabilità in una nota
ditta di articoli sportivi che novera tra i suoi dipendenti i migliori
atleti ed i più piccoli operai del mondo (non querelatemi sono incapace
di intendere e volere e poi mi scappa da ridere).
Non a caso è sempre
stato definito il bambino più cinico del mondo, con la sua faccia
di eterno marmocchio era in grado, e forse lo è ancora, di
comportamenti di agghiacciante brutalità, tipo soprannominare Alfredino
il fratello affranto dopo essere stato lasciato dalla fidanzata, o dare
fuoco al modellino della Lotus per simulare in casa l'incidente in cui
perse la vita, a Monza nel 1978, il compianto Ronnie
Peterson (In 1978,
in Formula One the music had stopped, more than a man died that day for
Formula 1 had lost its innocence).
A dire il vero quest'ultima
cosa forse l'ho fatta io, però mi sembrava tanto bello accusare
L'I.F. da non riuscirmi a trattenere e in più mi serviva per introdurre
una sua caratteristica saliente, il capro espiatorio. Una sorta di Malaussène
della brianza o meglio ancora l'invenzione di Benjamin Franklin (per le
bestie ignoranti B.F. ha inventato il parafulmini) rapportata alle coscienze,
"E' colpa mia perché e giusto che sia così, perché
io sono il catalizzatore di ogni imbecillità succeda in questo fottuto
mondo". Forse essere il terzo di tre fratelli, il più anziano chiamato
dagli amici con riverenza Lui, con la elle maiuscola, l'altro che si ritiene
un genio
e come tale assolutamente incomprensibile dai contemporanei, ha accentuato
questa sua caratteristica genetica, la sua famiglia è un po' tutta
così sia da parte di madre che da parte di padre, ma in lui si è
raggiunto l'apice dell'evoluzione darwiniana della specie dei capri espiatori.
E qui si spiega una delle
sue più grandi e meritorie opere involontarie, la fondazione degli
Imbecilli, di cui ha tutti gli oneri (essere considerato un imbecille)
e nessun onore (divertirsi come un matto insieme a noi).
Ovvero "Il Nobel
dell'imbecillità..."
Altro non posso dire perché
non ho ancora quarant'anni e sinceramente li vorrei doppiare, se non triplicare.
Antonio "Ciccio" Ceruso.
L'unico, il vero, l'inimitabile.
Se siete per strada e sentite urlare "imbecille", siatene certi è
lui e nessun altro.
Tutti gli imbecilli dispersi
nel mondo lo hanno come unico Guru, Rabbi, Maestro, Papa, Pope, Rettore
maggiore, Presidente, Mastro (decisamente non lindo), Fante Cavallo
e Re, se sei incerto o titubante gioca il cinque o gioca il fante, Come
Quando Fuori Piove, Due di Picche e Sette Bello.
Se osservarlo è soave,
ascoltarlo e lieve come una nevicata la notte di Natale quando tutti si
scambiano i doni e voi siete in coda in tangenziale e dovete ancora comprarli
tutti. Un suo sospiro è sufficiente ad aprirvi ad ogni verità
sia trascendente che trascendentale, qualsiasi cosa voglia dire. Lui è
la verità che si incarna, come un unghia, nei meandri più
sopiti del vostro spirito, soprattutto quando siete ubriachi fradici e
vi siete dimenticati di pagare la bolletta della luce e avete speso tutti
i soldi che avevate per comprare il primo, e grazie a Dio unico, lp auto
prodotto dei 'Mi si sono sfranti i coglioni', e non potete sentirlo per
il motivo di cui sopra.
Insomma è l'insuperabile
Imbecille che incarna l'insostenibile pesantezza della pasta e fagioli
con le cotiche per primo e trippa per secondo (e magari un assaggio di
stufato d'asino). L'imbellatore (Allenatore Imbecille) principe, e tutto
sommato anche il più vincente, più bravo, più capace
(quello che contiene lui non lo contiene nessuno), più sensibile
(basta sfiorarlo e vi urla addosso come un ossesso), più tutto,
più niente, più...
Ed è lui che insieme
all'I.F. a dato inizio a tutto in una fredda ed uggiosa notte di un autunno
infame, in un posto ancora più infame.
Marino Mannis.
Parlare di Mannis e come parlare
di un treno lanciato a folle velocità il cui macchinista si è
addormentato e sta per affrontare il mitico curvone di Piacenza, un disastro
in arrivo.
Il simpatico ed irrascibile
folletto ha sempre qualcos'altro di più importante da fare, e lo
fa, qualsiasi cosa stia facendo. Una ne fa, 110 ne pensa, 99 gli stanno
deragliando addosso. Inventore del Basket problematico e del pasticcio
di idee, si comporta a volte come un perfetto stratega e molto più
spesso come un perfetto imbecille, gruppo di cui è il mitico eroe
(gli eroi sono sempre i primi a morire).
Vittima preferita delle angherie
del Ciccio si difende dallo stesso minacciando improbabili ritorsioni corporali
e metafisiche iatture (tipo canticchiare le canzoni di Lui che notoriamente
portano sfiga a Mastro Ciccio).
Geniali sono le sue campagne
acquisti in cui è in grado di sfinire qualsiasi avversario a colpi
di : "Non me lo avevate detto", "Rivera lo compro io", "Perchè non
posso avere 9 portieri anche di campionati stranieri", "Dove sta scritto
che non posso giocare il 2-7-1" ed altre amenità del genere. E'
il classico tipo che giocando a Monopoli si incazza con il banchiere perchè
deve andare in prigione senza passare dal via o perchè un albergo
in Vicolo Corto costa meno di uno in Viale dei Giardini.
Insomma uno sfrantonio di
palle di prima categoria ma imbecille fino in fondo (e questo vuole essere
un compilmento) di cui il clan si fregia e che presto spera di sfregiare.
Ultimamente si è un
po' defilato, in quanto fresco compagno, ma basta una telefonata per sentire
di nuovo ogni suo intimo lamento per questo mondo crudele che gli sta addosso
e da cui lui non riesce mai a togliersi.
Paolo Fassina.
Pavone: potrebbe essere il
suo soprannome, la sua ruota è sempre aperta per far capire ad ogni
vicino che non ce n'è, lui è bello, ed è più
bello di te. Non c'è discussione. Lui è l'imbecillità
fatta bellezza, la bellezza fatta imbecille.
Solo, a volte, chiude la ruota
e ne tira fuori una dimessa, ma sempre presente che dice, lasciami perdere,
sono sfigato, sono il più sfigato e lo sono sicuramente più
di te. Ed è quando venere, una tempo abbagliata dalla sua sfolgorante
personalità, si ritrae da lui verso più normali sensazioni
e lo lascia solo. Allora si scatena l'auto distruzione, la malinconia esteriore
del superuomo, mai sconfitto, ma solo. Nietzsche ha scritto di lui, la
Marvel Corno ha scritto di lui, Batman era lui, Robin era sempre lui da
giovane e Batgirl lui in un'altra vita, eroe giovane e bello (gli eroi
sono sempre i primi a morire [come per Mannis]).
Poi Venere si riaffaccia e
subito riesce fuori la ruota sensazionale, quella della fortuna (Gira la
ruota...) con Mike Bongiorno che strepita "Allegria", "Fiato alle trombe
Turchetti", con baci e abbracci di vallette ovunque, con il super
uomo che elargisce agli altri, resta solo ma l'altrui felicità lo
inebria e non lo deprime più. Le sue squadre cominciano a giocare
come i Lakers e lui ad allenare come Pat Riley, mentre prima sembrava di
vedere l'Usmannis in preda a Vaffanculo di portata intergalattica.
E' un piacere riconoscere
in quei momenti la sua spocchia felice da superiore, come era, invece,
irritante quella della triste solitudine dell'Uomo Ragno e di sua Nonna.
Solleviamo il calice della
vittoria e abbassiamo quello della sconfitta imbellieri (cavalieri imbecilli)
della tavola rotonda. Messer Paolo Fassina è tra noi.