Faccio un salto al Parco (3)
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C'è una frase che mi gira nella testa: mia madre mi chiede "dove stai andando?" "faccio un salto al Parco!"
Oggi stavo tornando in bici dal mio primo giorno di scuola (lavoro all'università) e vicino a Piazza Lega Lombarda mi son detta, mah, faccio un salto al Parco? E poi in un secondo mi sono resa conto che sono passati quasi 20 anni di salti al Parco ed ora l'unico salto che posso fare è nei ricordi........ 
........alle elementari (non spaventatevi che parto lenta ma poi vado veloce) sono stata la prima "fidanzatina" di Robino (roba seria), certo una storia di spessore ma che con le medie è stata spazzata via dai cambi di compagni etc...quindi quando ne avevo 12-13 avevo appena smesso di giocare a pallacanestro alla S. S. Trinità. Allenatore Maurizio Palasciano, migliore amica Alessandra Citro, lei era un fenomeno pieno di speranze, io una pippa clamorosa. La pallacanestro era appena entrata nella mia vita, la mia carriera non è stata dentro il campo ma fuori: sono una spettatrice professionista di partite di qualsiasi tipo (campetto, campionato, tele, playstation, dreamcast...). Un pomeriggio d'estate (82 - 83) ero in camera mia e sento un rumore che mi piace: la palla sull'asfalto e due ragazzini che ridono, erano Robino e Paolo Portalupi (adesso fa il poliziotto con la moto, ahahaha) che andavano al campo. Prendo la bici e vado anch'io e tutto è cominciato. La vita è diventata arancione e a spicchi spazzando via ogni altra passione. Per tanti lunghi e immutati anni mi bastava prendere la bici, fare 50 pedalate e arrivare al baracchino vicino al trenino e prendere il solito (acqua gasata e granita al limone, tot £ 2500) e poi dietro gli alberi si vedevano subito le teste e le canottiere colorate e si capiva anche se era una bella partita o no. E poi altre 10 pedalate, 3 scalini bassi in salita ed ero arrivata in un microcosmo amico di risa,
chiaccherate, risse, gelati, ghiaccioli, sorrisi, pettegolezzi, bho! Forse non ho mai riso tanto e tante altre sensazioni che non so dire. 
Ma posso dire della rissa fra i giocatori coalizzati con quelli che giocavano a football sul pratone contro i "drogati" che minacciavano i
bordi del campo e rovinavano la siepe. 
Cavallo che arriva con il maggiolone decappottabile (interni improbabili forse leopardati), parcheggia fino al cancello (non si poteva ma lui si) e mi chiede quanti anno ho, " 16" e allora lui mi tocca la testa (che ridere) e mi dice " sei troppo piccola ma ci rivediamo fra un paio d'anni". E poi le partite dei mondiali (86??) a casa di Max Tarocco (Mano) con i Fassina e Fleming e altri che mi sembravano grandissimi e il padrone di casa che ci faceva vedere la sua collezione di tute originali delle squadre NBA (oohhh!). 
Oppure Matteo Anchisi che aveva 15 anni (timidissimo ma strafottente come solo lui sa essere, è un complimento) e tutti dicevano " eh ce n'è, c'è la stoffa, ce la farà!" Le sorelle Galimberti che spopolavano ed erano quasi le uniche donne che potevano giocare nel campo A, mi ricordo l'Antonella che aveva sempre un amore fotomodello americano ed era altissima, mi sembrava una gazzella. E poi c'era un ragazzo mulatto (nome?) che suonava la tromba e ballava e cantava in tele, veniva lì sempre sul tardi e faceva lo spettacolo gratis per 3 o 4 persone.
In un certo senso mi è sempre sembrato che tutti quelli che incontravo lì avessero un talento di qualche genere, tutti tranne me ovviamente ma ci vuole sempre qualcuno che faccia il pubblico, che rida o si stupisca o applauda. 
Alberto Aschiero che con un calcio di arti marziali di sua invenzione spacca un dente a Gino che bestemmia e va a casa da sua moglie a spiegargli che mentre faceva il pirla con un ragazzino si è fatto male e alla fine ha anche speso £ 200.00 di dentista.
L'Autan offerto a tutti dopo le 6 di pomeriggio.
La figura di Luca (ortensio, loncos) che si staglia dietro il campo B con il libro in mano il cappellino e il sony.
Giuseppe Mazza, con le calze comprate in America "Sono belle eh? Sono più comode, quanto costano, me ne dai un paio?"
I fratelli Palazzi, impraticabili e alteri con Mario Losio (prima di diventare manager) che voleva importare in Italia le montain bike da non so dove.
E poi l'ultima volta che ho visto Gino con la bici verdolina e la canotta, tirava da tre (1 su 10 forse) e diceva a un ragazzo con la testa rotonda, le basette, il busto corto e le gambe lunghissime, " hai visto che segno anch'io come te, figonn?" Mi sono chiesta quale fosse veramente (di preciso voglio dire) l'ultima volta che l'ho visto prima che andasse via verso la biblioteca con la bici, per sempre, (non sono andata al Funerale perchè non lo sapevo e poi è stato brutto addolorarmi in ritardo) ma non me lo ricordo più.
Ho sempre pensato di essere più fortunata degli altri (amici di scuola, università...) che non avevano e non sapevano quello che c'era in pochi metri di cemento.
Ludo, Umberto, Pancito, la Luana, Il Tample, Mantovani, il dalmata di Flaming, il cane di Conan, I Mainetti, Ratti che aveva già la pancia a 25 anni, Marcello, Gus, Eugenio (Mondo) che nei momenti sì ti faceva pensare che non esistessero momenti no, mio padre che ogni tanto passava invisibile per vedere se era tutto a  posto........
E poi il nulla.
Sentivo dire da questo e da quello la rovina e il disastro avvenuto in quel pezzetto di asfalto ma facevo un pò finta di niente. E' difficile sistemare i ricordi complessi. 
Questo agosto sono stata a Milano e ho preso la bici e sono andata lì: Un pezzo così grande della mia (nostra) vita divelto, tirato su e accartocciato da una stupida ruspa, non so che dire (non c'è Dezza che tenga, anche se ci vado e mi diverto, e sono tutti gentili e amici, mah....). Sono stata un ora a chiaccherare con quello moro del baracchino, acqua gasata, granita al limone? Ma noo a chi la offro, a chi dico qualche cazzata? Sono sola qui! E vai a piangere seduta su una panchina sul vialetto verso casa.
 Ho cercato di non farmi prendere la mano altrimenti più che una "letterina" vi scrivevo un libro (chissà mai), quindi se è troppo togliete ure, mi scuso per la lunghezza. Una cosa è certa, in un tempo non lontano in cui la parola e-mail non esisteva, in tutti quei pomeriggi passati seduta su una panchina o per terra, mai avrei pensato di infilare questi  momenti in un PC e spedirli. La nostalgia e la bici ancora ce le ho e me le farò bastare anche se adesso farei proprio un salto al Parco! 
Un ricordo per Gino e a tutto quello che è stato. Milano (per quanto adorata) non è più bella come fino a poche estati fa.

Eliana

(senza alcuna intenzione commemorativa o fanatica sarò sempre disponibile a fare qualcosa per il Parco, ho anche delle foto che vorrei cercare, se le trovo ve le mando se vi interessa)