La Gazzetta degli Imbecilli
Anno 2  Numero 18  (84) 28/12/2002      REDAZIONE

TRE COSE OCCORRONO PER ESSERE FELICI: ESSERE IMBECILLI, ESSERE EGOISTI, AVERE UNA BUONA SALUTE. MA SE VI MANCA LA PRIMA E' TUTTO FINITO (GUSTAVE FLAUBERT)
 


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Gli imbecilli e la sclerotizzazione delle idee. (2^ Puntata)

Nicolav saliva gli scalini a due a due mentre Dimitri lo aspettava sulla porta del salone delle belle arti con la faccia sporca di chi si è appena svegliato o non ha dormito affatto.
"Muvite Nicolav ca entra lu froddo"
"Arrivo arrivo, ma non potevi stare nel salone delle arti povere giù da basso che oltretutto è pure riscaldato da quel bel camino"
"No, devo espiare le mie colpe e patire il freddo, è la mia forma di patimento patibolare compatibile al comparto compassionevole del composto componibile"
"Dimitri tu sei completamente scemo anche na tanticchia strunzo" anche il Nicoval aveva parenti Italiani.
Entrato nella stanza Nicoval notò immediatamente la fioca candela che stava esalando le ultime fiammelle della sua autonomia e disse al Dimitri "E se la candela si spegne come farai a scrivere?"
"Semplice accenderò la luce"
"Tu sei malato, lascia questa stanza ed unisciti a noi, l'ora è arrivata, l'ora..."
Un mattone ruppe la finestra e colpì di striscio Dimitri ad una gamba, fuori nel cortile un manipolo di guardie guidate dalla bellissima Natascia chiamava a gran voce: "Dimitri Dimitri vieni a pescare con noi ci manca il verme"
"Presto andiamo via, usciamo per il passaggio a Nord Ovest, magari possiamo ancora salvarci" urlò Nicolav
"Ma devo finire la lettera a Natascia" rispose Dimitri
"Ma idiota non vedi che è lei che guida le guardie che sono venuti a spremerti i punti neri e probabilmente anche a cavarti gli occhi come hanno già fatto con il povero Alexandreiv e come avranno fatto anche con Slobodan"
"Devo restare vai tu, salvati, per me non c'è più speranza se anch'ella mi tradisce di chi mai potrò fidarmi"
"Idiota ella non ti tradisce, non ti ha mai cagato, sei tu che ti sei illuso povero amico mio, Andiamo subito..."
Un rumore provenì da una parete, un rumore come di qualcuno che gratta, come di qualcuno che cerca una via per entrare e non la trova come di... la parete cadde ed apparve, tutto sporco di calcinacci Don Calogero Mastracchio dei Corni di Canzo che portava un pacchetto sotto il braccio e una luce da minatore in testa.
"Dimitri e Nicolav I suppose?"
"E tu chi cazzo sei?" rispose Nicolav mentre Dimitri si leccava il ginocchio sbucciato.
"Mi presento sono Don Calogero Mastracchio dei Corni di Canzo, in pratica nessuno e sono venuto qui a recapitare questa mia presente per sua eccellenza Dimitri Alessandreiv, ivi è contenuta una importantissima ambascia per sua eccellenza che se potesse cortesemente darmi udienza potrei così spiegargli il terribile equivoco in cui ci troviamo, proprio ora che una nuova era è alle porte."
"Ma di cosa sta parlando, la prego non vede che è pieno di guardie, le sembra il momento, non possiamo mica cincischiare con le follie di un vecchio pazzo, Dimitri ti prego reagisci, fuggiamo"
"Seguitemi, vi porto io in salvo in un luogo sicuro" urlò Don Calogero Mastracchio dei Corni di Canzo mentre da fuori si sentiva Natascia urlare "Dimitri bel bambino vieni fuori che ti sculaccio" e le guardia in coro "Scemo scemo scemo".
"Dimitri svegliati!" E Nicolav lo prese di peso e lo trascinò dietro a Don Calogero che imboccò la parete divelta ma sbagliò strada e andò a sbattere contro una colonna di alabastro e Nicolav e Dimitri dietro. Intanto due guardie cominciarono a colpire la porta di ingresso con un ariete in carpione raccolto per strada. I tre si rialzarono, e via per la strada giusta stavolta. Un passaggio segreto che probabilmente nemmeno i committenti del palazzo conoscevano, tanto è vero che era una porta spazio temporale che li proietta direttamente su un isola del sud pacifico che adesso, insomma, tre persone vestite pesanti sotto un sole a picco a 40 gradi all'ombra sono uno spettacolo abbastanza inusuale, soprattutto se uno di loro ha una cappello da minatore in testa. Ma la porta spazio temporale è solo un tramite e infatti i tre si ritrovarono, il tempo di uno sguardo furtivo,  nelle fogne della grande città tra pantegane e sfollati della guerra delle cento pertiche.
"E voi chi siete?" disse Nicolav, rispose un coro bulgaro "Gli sfollati della guerra delle cento pertiche".
"Ma è una guerra finita da 25 anni che ci fate ancora qui" replicò Nicolav mentre Dimitri aveva cominciato a leccarsi i gomiti sanguinolenti.
Ancora il coro bulgaro "Cazzo non ce lo aveva detto nessuno, ma ormai la nostra casa è questa dove potremmo andare, gradisce una pantegana al sangue o ben cotta?"
"Ben cotta" disse Don Calogero e si sedette a tavola, Nicolav trasalì nel vedere quello spettacolo e vomitò la cena, subito una sguattera passò e pulì dove lui aveva sporcato, lo guardò dritto negli occhi, lo bacio sulla fronte e se ne andò via.
Dimitri, allora, ripresosi dallo stupore degli eventi, che è una cosa abbastanza simile all'orizzonte degli eventi ma da cui si può uscire senza scomodare materie esoteriche, recitò tutto d'un fiato i primi cinque canti dell'Inferno e poi rivolgendosi a Nicolav disse "Andiamo è ora di rincorrere gli eventi, raggiungerli e chiedergli per favore di fermarsi che il tempo del tempo nel tempo è giunto. Ci vorrebbe che qualcuno cantasse, ci vorrebbe che qualcuno ballasse, ci vorrebbero degli alberi e del sole a primavera, ci vorrebbe una luna birichina a strizzare l'occhio agli amanti, ci vorrebbe una luce da seguire e una mano da stringere mentre il sole scende e la notte sale, la luna ride e la notte sale, la neve copre i sentieri affrettiamoci prima che sia già giorno"
E allora Dimitri, Nicolav, Don Calogero e gli sfollati salirono in strada a rincorrere gli eventi del giorno prima che però, essendo del giorno prima, erano già passati per cui ripiegarono su una più semplice carrozza tirata da due cavalli, stanchi ma così stanchi che nemmeno la sera prima erano riusciti a muoversi da dove erano tanto che sembravano di marmo. Ad una seconda ricognizione risultarono proprio di marmo allora decisero tutti insieme di andare verso la casa di Slobodan per dare inizio agli eventi che da li a poco avrebbero portato alla costruzione della prima, forse seconda, marcia per la notte della pancia piena e la pizza finita.


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