Inutile parlare delle sensazioni di un viaggio, un viaggio è fatica, un viaggio è attesa, un viaggio solitario è molto spesso noia anche quando cerchiamo in uno sguardo la possibilità di un incontro. Il susseguirsi delle stazioni, il salire e scendere, l'uscire e l'entrare, volti a volte tumefatti dalla fatica, odori, sensazioni, peso di bagagli, cinghie che lacerano, maniglie che feriscono, scarpe che gonfiano piedi, vesciche che ci riportano ad antiche sensazioni... ci vorrebbe un tappeto volante che ci porti dove desideriamo nel tempo di un: "Ciao, ci si vede". In un viaggio non c'è mai una vera colonna sonora ma un insieme di colonne sonore, fatte dai rumori più improbabili e mai veramente codificati, il 9/8 del treno "wheels were playing fast in 9/8 time" che danno il tempo al suo trascorrere, voci soffuse, l'effetto doppler di un altro treno che ci viene incontro, rumori che ci inventiamo guardando fuori dai finestrini... ci vorrebbe il vento che ci passa attorno mentre il nostro tappeto volante ci porta dove desideriamo nel tempo di un: "Guarda, una stella cadende, esprimi un desiderio". Anche quando camminiamo, arrivando o partendo, ascoltiamo il battere e il levare delle nostre sensazioni. Musica che non ha note ma solo i ritmi del susseguirsi degli eventi che compongono il nostro viaggiare. Il freddo e il caldo, il pieno ed il vuoto, il silenzio ed il rumore in un susseguirsi continuo di diversi stacchi che alla fine formano il film dei nostri ricordi, dei nostri deboli ricordi che, a volte, sfumano in un più semplice "Ti ricordi come faceva caldo quel giorno... quando sei arrivato... quando sei partito". Ci vorrebbe una trama a raccordare tutte le sensazioni del nostro viaggio come in un tappeto volante dai mille e più disegni intessuti da mani esperte e infusi da una magia per portarci laddove desideriamo, giusto il tempo di un: "Un toast e una birra per favore..." Una lacrima versata è una lacrima persa in un deserto di sensazioni dove è meglio serbare per se ogni emozione. Nel nostro viaggio non c'è tempo per le emozioni perchè ogni emozione non ha finalità e noi dobbiamo arrivare, dobbiamo partire, dobbiamo muoverci e prima lo facciamo prima concludiamo la nostra attesa. Ma è nell'attesa l'essenza stessa del nostro viaggio, negli interminabili minuti passati ad aspettare che il tragitto abbia inizio e che poi abbia la sua conclusione e allora prendiamo al volo un tappeto volante che ci porti laddove desideriamo nel tempo misero di un: "Maramao perchè sei morto, pane e vin non ti mancava...".
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