RESISTENZA
Mi chiedo spesso quale profondo significato attribuire al soffocato trascorrere del tempo e immediatamente dopo mi appare ,in un angolo in basso a sinistra del mio pensiero, l'immagine sfocata del bambinello che con un secchiello voleva svuotare il mare mettendo l'acqua nella buca che aveva scavato in riva allo stesso. Inutilità di una riflessione, di un'azione, del mio viaggio. La sto seguendo ormai da due ore, il biondo ha sempre attivato sinapsi di novità. I gesti sono quelli misurati della grande vedette, di chi fa sapendo che qualunque cosa fa la fa bene perchè la sua bellezza svia dalla critica e le sue tette distolgono comunque lo sguardo del viandante, qualsiasi cosa ella faccia. Eppure non mi incanta, i capelli ciondolano mentre cammina, i fianchi estrapolano pensieri.... non sa che cosa l'aspetta ma di sicuro sa chi. Lo sanno sempre nella loro incalzante sicurezza. Ogni via è uguale ad ogni altra le cambiano solo la meteorologia locale, ogni spazio libero verrà presto occupato da inutili comparse, siano essi alberi o mattoni traforati. Una macchia di sangue, quando piove, si espande quasi senza lasciare tracce ma anche le trovassero cosa cambia. Ci raccontano che il delitto perfetto non esiste, balle, di quanti delitti trovano veramente i colpevoli, quelli veri dico, non il primo sfigato che passa di li per caso e poi magari lo buttano da una finestra. Come faccio a saperlo: "Be' sono un viaggiatore solitario e nessuno mi ha ancora fermato!". Il tempo è cambiato, volge al brutto, il vento scompilglia capelli, camicette, gonne, alza foglie, polvere, carte, alcune con su scritte chissà quali fondamentali verità. Un prima goccia allarma il viandante che allora comincia ad affrettare il passo, anche la bionda porta una mano alla testa, bastasse una mano a ripararsi, abbassa il capo e veloce per la via... e io dietro, la mano sinistra porta la custodia, la destra in tasca che stringe forte un coltellino svizzero. Adesso la supero e vado oltre svolto per una strada secondaria, la seguo precedendola, so dove va. Il delitto perfetto lo si studia fin nei minimi particolari ma anche se un particolare sfugge non se accorge nessuno, non è vero commissario? Mi fermo e mi accuccio per allacciarmi una scarpa, mi si slacciano sempre, comincia a piovere forte, il coltellino svizzero adesso non è più nella mia tasca, è in mano, aperto. Lei mi sta raggiungendo, mi guarda, i nostri occhi si incrociano, per l'ultima volta. Stupore.
Perché si uccide un essere umano e se ne risparmia un altro? Perché organizziamo con meticolosa perseveranza il nostro delitto perfetto e poi all'ultimo minuto cambiamo idea e risparmiamo i capelli biondi e improvvisiamo una nuova strategia su dei capelli neri? Che cosa non ci convince in quel biondo? Che cosa ci attrae in quel nero? Domande a cui non si può rispondere, a cui è inutile rispondere tanto abbiamo già fatto tutto e se, per caso, ricominciassimo tutto da capo rifaremmo tutto diverso, un insolita beffa. Il nostro viaggio a volte arriva a compimento ma è solo l'inizio di un viaggio ben più lungo, strano, assurdo probabilmente inutile. Il coltello sempre nella nostra tasca, la chitarra nella sua custodia, la valigia aperta e richiusa un innumerevole numero di volte, il nostro è un delitto perfetto, perfetto perché non c'è vittima, non c'è reato da perseguire, è l'organizzazione di un delitto nei minimi particolari in cui ogni volta arriviamo ad un passo dalla vittima, stringiamo il coltello pronti a tagliare quella gola e poi... cambiamo obiettivo, senza una ragione, senza un motivo apparente. Non c'è morale, non c'è rimorso, non c'è pentimento, c'è solo un cambio di piano dell'ultimo momento, non ci attirano più i capelli biondi, adesso inseguiamo quei capelli neri. Non c'è vittima, non c'è nessun reato... c'è l'organizzazione del delitto perfetto. Non ti ho tagliato la gola! Ma gli occhi che abbiamo guardato ogni volta ci restano dentro per sempre. Lei non sapeva nulla ed noi avevamo organizzato tutto per ucciderla in una sera d'estate, durante un acquazzone o sotto un cielo limpido di una mattina assolata, mentre correva per ripararsi o passeggiava tranquilla nel silenzio dei propri pensieri con uno sguardo appena a quell'uomo con una mano in tasca, una borsa a tracollo e una custodia di chitarra che le veniva incontro. Una chitarra in mano da sicurezza a chi ci guarda, uno che suona ha altro a cui pensare, uno che suona non può essere un assassino, uno che suona... può essere un grosso pezzo di merda e vi ci avvicina per tagliarvi la gola. Ma voi non lo saprete mai mentre noi oramai viaggiamo verso dei capelli neri, la chitarra sempre nella sua custodia e il coltellino multiuso svizzero nella tasca. Se vi dicono che con un coltellino multiuso svizzero non si può uccidere non credeteci. Camminare è parte di un viaggio, guardarci attorno per individuare case, portoni, vie di fuga, possibili intoppi fa parte del disegno di un delitto. Ogni strada porta a mille altre strade e non si può prevedere tutto e allora si deve semplificare il più possibile e se c'è una chiesa semplifichiamo anche la nostra coscienza.
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